Ciascuno ha la sua copia del Vangelo. Lei lo tiene accanto al letto, spesso gli dà una sbirciata la sera, anche se è proprio stanca, anche se è mezza addormentata. «La vita è fatta così, non è che per forza ogni giorno devi trovare il tempo per leggerlo», dice. «Lo fai quando ci riesci, lo fai quando senti il desiderio di incontrare la Parola». Però ogni mattina quel Vangelo lo mette nello zaino, e sul treno che la porta al lavoro ecco che ne legge ancora un po’. Lui invece al lavoro ci va in macchina, e il suo tempo se lo ricava prima di cena, tanto i figli sono grandi e la casa è quasi vuota, c’è silenzio e nella Parola ci si può immergere. Si chiamano Francesca Dossi e Alfonso Colzani, hanno 61 e 63 anni e vivono a Inverigo, in provincia di Como. Da qualche settimana commentano su Credere il Vangelo dei giorni feriali (per il rito ambrosiano) partendo dagli episodi della vita di Gesù e provando a declinarne il significato nelle cose concrete che tutti noi facciamo e viviamo ogni giorno. Un modo semplice per accompagnare la quotidianità, una lettura che non vuole essere “per specialisti” bensì esistenziale, “sapienziale”, per dare sapore alla vita, per provocarla, illuminarla e interpretarla secondo la parola di Dio.
Il valore della risonanza
Un dialogo con il lettore che nasce da un lavoro individuale prima, e poi di coppia: «Il Vangelo lo leggiamo separatamente», dice Alfonso. «Ognuno mette a fuoco le risonanze che le letture hanno su di lui quel giorno e poi ci ritroviamo a parlarne insieme, due volte alla settimana». «Siamo una coppia ma non è che devi fare per forza tutto insieme e neanche siamo sempre d’accordo», aggiunge Francesca. «Ognuno resta se stesso e si confronta con le Scritture e con il Signore, ma quel rapporto individuale diventa nutrimento reciproco che amplifica il sé e l’altro».
Crescere seguendo la parola
È una cosa che sanno bene, una cosa che hanno imparato negli anni. Si sono conosciuti alla Facoltà teologica di Milano: Francesca, che veniva dal Trentino, l'aveva scelta dopo aver scartato Medicina. Aveva troppe domande importanti a cui rispondere e anche se sembrò quasi una scelta stravagante, a quel tempo, per una donna, andò avanti e si laureò con una tesi sul rapporto tra fede e vita. Alfonso invece era di Milano, faceva parte di una comunità scout in cui si leggeva molta Bibbia; era indeciso tra Filosofia e Teologia e alla fine fece anche lui la sua scelta. Si sono sposati nel 1986, hanno quattro figli e tre nipoti, e sono diventati entrambi insegnanti di religione, Francesca al liceo classico Beccaria di Milano e Alfonso al liceo artistico di Cantù. Ma soprattutto, hanno fatto un'altra esperienza importante: dal 2009 al 2014 sono stati i responsabili dell'Ufficio per la famiglia della diocesi di Milano, prima con il cardinale Tettamanzi e poi con il cardinale Scola. «Ci siamo occupati di pastorale familiare», raccontano. «Il nostro compito era aiutare le famiglie a crescere secondo il Vangelo. Abbiamo curato i percorsi di preparazione al Matrimonio e al Battesimo. Ma ci siamo occupati anche di famiglie già formate che volevano capire che cosa significa crescere una famiglia, e dei figli, secondo lo spirito evangelico».
Dio in famiglia
La domanda infatti è proprio questa: come si vive come sposi, in famiglia, da cristiani? Come si percorre la vita ascoltando e seguendo la parola di Dio, l'esempio di Gesù? «Nella famiglia c'è un sacco di Vangelo», risponde Francesca. «Che tu sia credente o non credente, se la famiglia è sufficientemente sana, se procede e prova a fare del suo meglio, ne porta dentro di sé tantissimo. Penso alla dedizione dei genitori versi i figli: amarli significa un po' rinnegare se stessi, come quando Gesù parla ai discepoli dicendo “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso”. Un genitore rinnega se stesso quando si mette da parte per dar spazio a loro, un genitore “muore a se stesso” quando abbandona le sue aspettative sui figli per far sì che emergano da soli, proprio come Gesù diede la vita e morì per far sì che Dio emergesse negli uomini». «Mi viene in mente il brano del Vangelo di Luca quando uno dei suoi discepoli dice a Gesù: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre” e Gesù gli risponde: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti” », aggiunge Alfonso. «Ecco, sembra quasi che Gesù rompa voglia i legami familiari e dire “Segui me piuttosto”, ma quei legami li sta preservando: la verità è che se mettiamo sui figli il nostro desiderio di felicità li disintegriamo, perché solo Gesù può darti quella felicità assoluta, solo Lui può sopportare il peso. I legami familiari vanno difesi da una pretesa così grande», continua Alfonso. «Il Vangelo ti aiuta a capire che vivere la famiglia come un valore assoluto anche a costo di schiacciare l'altro è nocivo,
Una questione di fiducia
Ma dentro alla vita non c’è solo la famiglia. C’è il rapporto con gli altri, c’è il lavoro, c’è un mondo complesso che ci avvolge e ci lascia spesso disorientati: «Quando Zaccaria riacquista la parola», dice Francesca, «la riacquista perché ha ritrovato la fiducia in Dio, e a Lui si è affidato. Io penso che dovremmo mantenere questo sguardo di fiducia: la Storia è in mano a Dio, Dio è il salvatore, e ci dice che l’ultima parola sarà quella del bene. Certo, a volte restiamo ammutoliti di fronte alle tragedie, ma coltiviamo la speranza, la fede. Dio ce lo dice in tutti i modi che finirà bene. Crediamogli».