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lunedì 09 settembre 2024
 
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Credere

«Così una telefonata di papa Francesco mi ha convinta a far nascere il bimbo»

22/05/2018  Riproponiamo un articolo pubblicato sul numero 24 di Credere del 2013. Anna riceve la telefonata del Papa, che la incoraggia a far nascere il bimbo che ha in grembo. E promette: «Se serve, lo battezzerò io». Ma anche Sofia e il suo fidanzato, grazie al Centro aiuto alla vita, all’ultimo momento rinunciano all’aborto

In occasione dei 40 anni della legge sull'aborto ripubblichiamo una stioria pubblicata sul numero 24 di Credere del 2013.

 

Due storie diverse, due percorsi simili, con uno stesso lieto fine. Protagoniste due ragazze: in comune hanno il fatto di vivere entrambe ad Arezzo e di far crescere nel proprio grembo una vita, nonostante mille difficoltà. Le due donne si chiamano Anna e Sofia (quest’ultimo è un nome di fantasia). La storia di Anna è quella più conosciuta, in questi giorni ha attirato su di sé l’attenzione di giornali e tv. Dopo aver perso il lavoro, decide di trasferirsi da Roma in Toscana. Qui scopre di essere incinta. La sua vicenda però, a questo punto si complica terribilmente. il padre di quel bebè, infatti, non vuol saperne proprio: è già sposato e ha un figlio. Per lei si apre il baratro: di fronte alle pressioni di lui, inizia a pensare all’aborto. Poi, l’intuizione: decide di scrivere una lettera a una persona speciale. Mette nero su bianco tutta la sua storia; sulla busta l’indirizzo è semplice: «Santo Padre Papa Francesco, Città del Vaticano, Roma». imbuca la lettera senza pensarci troppo. Poi, pochi giorni fa il telefono inizia a squillare. Sul display un numero sconosciuto, con il prefisso di Roma. Risponde e resta pietrificata: «Pronto Anna, sono papa Francesco. Ho letto la tua lettera. Noi cristiani non dobbiamo farci togliere la speranza, un bambino è un dono di Dio, un segno della Provvidenza». «Le sue parole mi hanno riempito il cuore di gioia – è il racconto di Anna -. Mi ha detto che ero stata molto coraggiosa e forte per il mio bambino».

in quei lunghi minuti al telefono con papa Francesco, Anna spiega al Pontefice che vorrebbe far battezzare quel figlio in arrivo, ma che ha paura non sia possibile perché divorziata. il Papa le risponde con la semplicità di un autentico pastore: «Sono convinto che non avrai problemi a trovare un padre spirituale e poi – ha aggiunto – in caso contrario, sappi che ci sono sempre io».

Proprio nei giorni in cui la storia di Anna faceva il giro del mondo, anche Sofia diceva il suo “sì” alla vita. Lei ha scoperto di essere incinta. Una gioia immensa, trasformatasi subito dopo nell’esatto opposto. Il fidanzato di Sofia, come quello di anna, non vuole quel bambino. i soldi non ci sono e quella vita in arrivo non era stata affatto preventivata. Sofia non è forte, soffre per le pressioni di lui che continua a chiedere l’aborto. Alla fine cede e inizia il percorso per l’interruzione volontaria di gravidanza, all’ospedale di Arezzo. È diversa da Anna, non pensa di scrivere a Francesco. La Provvidenza però non manca di essere generosa. Sofia entra in contatto con il Centro di aiuto alla vita (Cav) di Arezzo. Un colloquio con le volontarie apre qualche speranza. Lei vorrebbe far nascere quel bambino, ma le cose non sono così semplici. Lui viene a conoscenza del contatto in corso con il Cav e la situazione degenera. Arriva a minacciare di morte i volontari. in un lunedì di fine estate è fissato l’intervento che porrà fine alla gravidanza di Sofia. Lei entra in ospedale, con la morte nel cuore. È stesa nel lettino, per fare l’anestesia. D’improvviso il fidanzato irrompe nella stanza e ferma tutto. Quel bambino nascerà, avranno un figlio e lo cresceranno insieme, nonostante tutto.

«Entrambe queste storie – spiega Elisa Del Cucina del Cav di Arezzo – raccontano quanto è importante, di fronte ad un possibile aborto, garantire parole di conforto. Anna è stata coraggiosa nella scelta di scrivere al Santo Padre, ma lo sono anche quelle tante donne che decidono di contattare il centro di aiuto alla vita. Di fronte a queste scelte drammatiche, occorre far comprendere che esiste una via alternativa all’aborto e che è sempre percorribile, nonostante tutto. Raccontare percorsi come quelli può servire ad aiutare altre donne che si trovano nella stessa situazione».

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