Apre le porte, a un passo da Torino, una casa che dà sollievo a chi soffre e che, con la concretezza dei gesti silenziosi, opera per garantire dignità e umanità ai momenti estremi della vita, spesso segnati dal dolore. A Chieri (comune confinante con il capoluogo piemontese) è stato appena inaugurato il Cottolengo Hospice, una struttura con 21 posti letto, dedicata alle cure palliative e alla terapia del dolore, specialmente per pazienti giunti alla fase terminale della vita terrena.
L’opera, che risponde a un preciso bisogno del territorio, si deve alla Piccola Casa della Divina Provvidenza (più nota con il nome del suo fondatore, il Cottolengo, appunto), un’istituzione religiosa che da quasi 200 anni si fa carico delle persone più fragili, con una speciale attenzione per i malati. Mentre, tra posizioni opposte e semplificazione pre-elettorali, infuriano le polemiche sul fine vita, il Cottolengo risponde, come fa da sempre, con la concretezza dei gesti silenziosi.
«Nel dibattito sull’eutanasia», ha sottolineato, durante l’inaugurazione, il superiore generale dei Cottolenghini, don Carmine Arice, «la Piccola Casa ha deciso di percorrere un’altra strada: più che preoccuparci come eventualmente aiutare la gente a morire, intendiamo occuparci soprattutto di aiutare le persone a vivere dignitosamente ogni giorno della propria vita, anche quando si manifesta più fragile come nella fase terminale, memori del fatto che il Santo Cottolengo aveva riservato a sé l’accompagnamento dei morenti nella Piccola Casa».
L’hospice sarà accreditato e convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, pertanto l’assistenza sarà completa e gratuita. I servizi saranno sia di tipo residenziale, con la possibilità di ricovero nella struttura, sia di tipo ambulatoriale. La struttura coprirà i bisogni una vasta fetta di Piemonte, compresa tra Torino e l’Astigiano, in cui finora non vi era sufficiente disponibilità di posti letto. Il taglio del nastro è stato preceduto da una celebrazione eucaristica nel Duomo di Chieri, presieduta dall’Arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole. «L’hospice», ha sottolineato il Presule, «è il segno di una comunità che vede il bisogno di salvezza. So che sta nascendo una rete di volontari che sarà a servizio di questa casa: è il segno di una società più buona e più giusta che vede il bisogno di salvezza, che potrebbe invece essere occultato, e comincia a prendersi cura dei propri fratelli. Il mio auspicio è che, vedendo questa realtà, si sia ricondotti a vedere Cristo, l’Unico che salva».
A concelebrare, erano presenti l’arcivescovo emerito di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, il superiore generale del Cottolengo, don Carmine Arice, e il parroco del duomo di Chieri, don Marco Di Matteo. All’inaugurazione hanno partecipato anche varie autorità politiche, tra cui il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il Sindaco della Città Metropolitana, Stefano Lorusso, il prefetto di Torino, Raffaele Ruberto, e il sindaco di Chieri, Alessandro Sicchiero.