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sabato 12 ottobre 2024
 
 

Don Sciortino: Credenti e non credenti per il bene comune

11/09/2013  La nuova evangelizzazione passa attraverso il dialogo e nel saper dire e testimoniare ai non credenti le ragioni della nostra fede.

La lettera di papa Francesco a Eugenio Scalfari, in risposta alle domande che il fondatore di Repubblica gli aveva posto in due differenti editoriali a luglio e agosto sulle pagine del quotidiano, rilancia quell’apertura della Chiesa al mondo, che era stata la grande novità del concilio Vaticano II. Ma, al tempo stesso, rilancia anche l’interesse che il mondo mostra oggi nei confronti della Chiesa, grazie a papa Bergoglio.

Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha invitato la Chiesa a non chiudersi in sé stessa, nei propri recinti, ma a uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali. “La malattia tipica della Chiesa”, ha detto in più occasioni, “è l’autoreferenzialità, il guardare a sé stessi, ripiegati su sé stessi”. Anche se questa apertura comporta qualche rischio, dice il Papa, “preferisco mille volte di più una Chiesa incidentata che ammalata di autoreferenzialità”.

Il dialogo a distanza tra papa Francesco ed Eugenio Scalfari, “doveroso e prezioso” sulla scia del Concilio, ricorda i  dialoghi con i non credenti che il cardinale Carlo Maria Martini – di cui abbiamo appena ricordato l’anniversario della sua morte -  avviò con la “Cattedra dei non credenti”. Per dialogare, scriveva Martini, “occorre avere simpatia per l’altro, avvicinarlo con fiducia. Un dialogo sulle cose importanti della vita è oggi necessario per la sopravvivenza e lo sviluppo delle culture, soprattutto in Europa”.

La cattedra dei non credenti fu un’esperienza “provocatoria” ma straordinaria, perché non si erano mai visti prima dei non credenti esporre le ragioni del loro non credere dal pulpito del Duomo di Milano. L’iniziativa ebbe una vastissima risonanza sui mass media, ma fu ripresa e riproposta anche in altre diocesi. L’intuizione, come ricordava Martini, stava tutta in una bella frase di Norberto Bobbio, che il cardinale fece sua: “La differenza rilevante per me non passa tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti; ovvero tra coloro che riflettono sui vari perché e gli indifferenti che non riflettono”. Alla fine, la “cattedra dei non credenti” fu un’avventura dello Spirito tra le più avvincenti della sua vita, come confidò Martini ai suoi più stretti collaboratori. Da novello Mosè, Martini vide la “terra promessa ma non poté entrarvi”. Oggi, il suo sogno di una Chiesa aperta al mondo, accogliente, vicina alla gente e ai poveri in particolare, disposta all’ascolto delle ragioni degli altri, si è attuata nel nuovo corso di papa Francesco, un gesuita come lui.

La nuova evangelizzazione passa attraverso il dialogo, e nel saper dire e testimoniare ai non credenti le ragioni della nostra fede. Solo così potrà infrangersi il muro dell’impermeabilità della società moderna all’annuncio del  Vangelo e permettere a credenti e non credenti di contribuire insieme nel dialogo al bene comune.

 
 
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