Sarà stato il catechismo un po’ affrettato e a distanza di quest’ultimo anno e mezzo, ma ho assistito di recente a una scena simpatica, che però mi ha fatto anche molto riflettere: durante la Messa per la Prima comunione, una bambina ha pronunciato, come le era stato chiesto, una preghiera spontanea. La preghiera suonava più o meno così: «Grazie Gesù perché mi hai salvato… anche se adesso non mi ricordo da che cosa!». Il parroco è saggiamente intervenuto per sciogliere l’imbarazzo, ma in realtà ho pensato che anche molti di noi non avrebbe saputo completare quella preghiera. Benché la salvezza sia al centro della nostra fede, non sempre abbiamo un’adeguata consapevolezza del significato di questa parola. Anzi, mi sembra che, proprio alla luce di quello che abbiamo vissuto nel periodo dell’emergenza sanitaria, l’attenzione si sia spostata su un altro termine, che condivide con la parola salvezza, la stessa origine. Si tratta della parola salute. Entrambi i termini – “salvezza” e “salute” – vengono infatti dal latino salus. È stato proprio il cristianesimo a spostare l’accento sulla salvezza come realtà spirituale, relegando la salute fisica a una dimensione meno importante. Oggi assistiamo chiaramente a un rovesciamento dei piani: ci interessa la salute fisica (l’immagine, il buon funzionamento del corpo, il prolungamento dei nostri anni…), mentre abbiamo messo completamente da parte l’idea di salvezza. Eppure, quando parliamo di salvezza intendiamo una vita piena, felice, una vita che ha trovato un senso, una vita che valga la pena di essere vissuta. Questi due termini, salute e salvezza, troveranno pace allora solo quando saranno di nuovo uniti insieme. Possiamo anche avere una vita sana e lunga, ma se poi non sappiamo cosa farcene, a cosa ci serve? La giusta preoccupazione per la nostra salute rischia di diventare talvolta ossessione, trasformando la nostra vita in un tempo lungo, ma vuoto. Del resto, l’essere umano non è solo corpo, ma, come ricorda san Paolo, è anche anima, cioè capace di affetti ed emozioni, ed è anche spirito, che è non solo quella parte di noi che ci permette di entrare in relazione con Dio, ma è anche il desiderio, ineliminabile, di trovare un senso alla nostra vita.