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Come pregare quando ho poco tempo?

06/05/2021  La tradizione spirituale ci ha consegnato un modo semplice: è l’“esame di coscienza”. La riflessione del teologo Gaetano Piccolo

Una delle domande più frequenti, che sopraggiunge puntualmente alla fine di un incontro sulla preghiera o anche semplicemente nei colloqui spirituali, riguarda la mancanza di tempo da dedicare al Signore. In una società così veloce ed esigente, la prima cosa che salta è di solito la cura per la propria vita spirituale. Non c’è dubbio che offrire a Dio anche le semplici azioni quotidiane, il lavoro, lo studio, il servizio per i propri cari o il proprio apostolato, è certamente una forma di preghiera perché comunque ci mette in relazione con il Signore. Abbiamo bisogno però anche di fermarci per vivere un rapporto personale, fondamentale in ogni relazione e tanto più con Dio. Un modo di pregare semplice, ma efficace, che la tradizione spirituale ci ha consegnato è quello che viene chiamato di solito “esame di coscienza”. Sant’Ignazio di Loyola, per esempio, raccomandava di non trascurare questa pratica, anche qualora non ci fosse tempo da dedicare a forme di preghiera più lunghe e impegnative. Si tratta infatti di una modalità che non richiede moltissimo tempo e non necessita di particolari strumenti da avere a portata di mano. Forse i termini “esame” e “coscienza” possono un po’ spaventarci, ma in realtà si tratta piuttosto di un momento di consapevolezza, cioè un tempo nel quale rendersi conto di come va la nostra relazione con Dio. Questo momento di preghiera possiamo perciò scandirlo attraverso quattro verbi: “guardare”, “sentire”, “ringraziare”, “progettare”. Primo passo: proviamo a guardare per vedere le tracce di Dio nella nostra giornata, la sua presenza, i suoi doni. Secondo passo: prendiamo consapevolezza di quello che abbiamo sentito, cioè di quello che ci ha spinto verso il bene e di quello che ci ha allontanato dal bene. Terzo passo: ringraziamo per quello che abbiamo vissuto. Quarto passo: facciamo un proposito per domani, a partire cioè da quello che abbiamo compreso, ci chiediamo cosa ci possa essere utile domani per migliorare la nostra relazione con Dio. Nello spazio di un quarto d’ora, ricordandoci questi quattro verbi, possiamo prenderci cura della nostra vita spirituale.

 
 
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