Un paio di settimane fa mi è giunta una richiesta di un lettore che confessava che la sua fede «ha fatto come il gambero, e a forza di andare indietro non la trovo quasi più». Per recuperare la fede, mi chiedeva di suggerirgli «un libro che mi aiuti ad avere una fede e un rapporto con Dio sano». Confesso che sono un amante della lettura e che consiglio ben volentieri libri e letture. Questa volta, però, non mi sono sentito di consigliare libri proprio per evitare l’illusione che sia un testo a dare o ridare la fede. Condivido con i nostri lettori la risposta che ho inviato a Natanaele (il nome è di fantasia). «Ciao Natanaele, mi dispiace per “il passo da gambero” che stai sperimentando. Confido che il Signore, che vede dove sei da una prospettiva diversa dalla nostra, non sia così lontano da te come tu immagini. «Piuttosto che una lettura - e pur essendo un grande sostenitore della lettura spirituale - mi sento di consigliarti questa volta di “leggerti” dentro, di ascoltare il tuo cammino. Lo dico perché non vorrei che tu mettessi la tua speranza in qualche pensiero ben scritto e ben espresso. «La lettura è un buon nutrimento per la vita spirituale, ma alcune volte non sono le idee e i concetti che ci mancano, ma la compunzione, il silenzio, l’attenzione e il riposo nel Signore. Più della scienza e della conoscenza, alla nostra vita spirituale serve la coscienza. «Perché non fai piuttosto una sosta “secca” con il Vangelo?... Metto la parola “secca” tra virgolette perché il Vangelo è un torrente d’acqua viva che zampilla per l’eternità. Ma, a volte, proprio perché cerchiamo cose nuove, pensieri nuovi e sensazioni nuove, non ci accorgiamo della sua freschezza e della sua perenne novità. «Per la lettura spirituale c’è tempo, ma per ora l’invito è a leggerti dentro, pregando la Parola. Pregare è proprio toccare Cristo, non lasciandoci assorbire dalle nostre questioni al punto che non ci rendiamo veramente conto né di chi siamo né di Colui con cui abbiamo a che fare. Che il tuo cuore sia penetrato dal desiderio duplice di sant’Agostino, di conoscere Dio e di conoscere te stesso: «Noverim Te, noverim me» («Fa’, o Signore, che io ti conosca, fa’ che mi conosca»), pregava. Che il desiderio di questa conoscenza sia una preghiera.