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martedì 18 marzo 2025
 
Storie di Natale
 
Credere

Dal legno dei barconi prendono vita i presepi

16/12/2021  Nel carcere di Opera, a Milano, mani di detenuti realizzano scene della Natività usando i resti delle imbarcazioni naufragate nel Mediterraneo. Un laboratorio per passare dalla morte alla vita, per cavare speranza da un mare di dolore

Dal legno dei barconi che hanno portato i migranti dall’Africa a Lampedusa nascono presepi costruiti dai carcerati. Mani che, in qualche caso, si sono macchiate di sangue diventano strumenti per fare memoria della nascita del Signore della vita. Accade nel carcere di Opera, alle porte di Milano, all’interno di un laboratorio dove alcuni detenuti sono andati a scuola di falegnameria da Francesco Tuccio, figlio d’arte perché suo padre era maestro d’ascia sull’isola siciliana che in questi anni ha visto arrivare migliaia di persone e centinaia di cadaveri. Tuccio non è nuovo a queste “metamorfosi”: da anni raccoglie il legname delle imbarcazioni naufragate restituito dalle mareggiate e realizza croci che parlano della sofferenza di quanti cercano fortuna in Europa. «Ogni croce costruita è intrisa del dolore dei migranti, e con il mio lavoro cerco di tenere viva la memoria del loro dolore e di scuotere chi ancora rimane indifferente difronte ai drammi che si consumano nei nostri mari». Nei mesi scorsi ha istruito cinque detenuti che ora ricavano piccoli presepi dai legni che lui ha raccolto in mare e portato nel laboratorio di falegnameria nato a Opera grazie alla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. «Questa iniziativa testimonia la volontà di espiazione e di riscatto che li anima», commenta il direttore del carcere, Silvio Di Gregorio. «Così, accanto alla necessaria riparazione della colpa legata ai reati commessi, hanno la possibilità di ritrovare autostima e di diventare protagonisti di esperienze positive».

UN MESSAGGIO DI LUCE

Artefice e appassionato animatore dell’iniziativa è Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Casa dello Spirito e delle Arti (www.casaspiritoarti.it): «In questo laboratorio il dolore che trasuda dai legni dei barconi diventa segno di speranza», dice. «I presepi raccontano la nascita di Gesù e insieme testimoniano il desiderio di rinascita delle persone detenute, che con il loro lavoro collaborano a diffondere un messaggio di luce, la luce del Salvatore, in un’epoca popolata di ombre come quella che stiamo vivendo». Il primo presepe è stato portato in dono a papa Francesco, quelli prodotti in queste settimane vengono messi a disposizione di chi vuole partecipare a questa esperienza di rinascita. «Non abbiamo stabilito un prezzo», spiega Mondadori, «l’entità delle offerte è lasciata alla coscienza di chi li richiede, ben sapendo che con il suo contributo aiuta un’opera di grande valore umano e sociale. Il ricavato va a beneficio delle famiglie di coloro che li costruiscono: mogli e figli che conoscono il dolore legato all’assenza dei loro cari e fanno i conti con le ristrettezze economiche e lo stigma di cui sono vittime».

IL RISCATTO POSSIBILE

  

«Questa iniziativa ha anche una dimensione educativa», continua Mondadori: «tra i primi acquirenti ci sono alcuni nonni che hanno raccontato ai nipoti — come solo un nonno sa fare— cosa c’è dentro quei pezzi di legno, da quale storia vengono, di quali sofferenze sono stati testimoni e quale messaggio di speranza comunicano. È un modo significativo per testimoniare alle nuove generazioni quanto il Natale sia qualcosa di contemporaneo, un Avvenimento che continua ad accadere e a parlarci». Claudio è uno dei cinque detenuti scelti per realizzare i presepi: «Sono impressionato dal carico di umanità che passa nelle nostre mani, mani che hanno commesso reati molto gravi, mani che trasudano sangue e che diventano veicolo per costruire qualcosa che esalta la nascita e la vita. È un piccolo grande miracolo di cui siamo diventati indegnamente protagonisti, e che mi riempie di commozione e di orgoglio». Nicolai, suo compagno di laboratorio, ci tiene a sottolineare che «il presepe non è un oggetto che parla di un fatto accaduto nel passato, ci ricorda un Dio presente, anche se spesso noi ci dimentichiamo di Lui». E Vincenzo racconta di avere scoperto, costruendo la capanna e intagliando le statuine di Gesù, Giuseppe e Maria, «cosa conta davvero nella vita, per cosa vale la pena spendere l’esistenza». Arnoldo Mosca Mondadori, che insieme a Marisa Baldoni ha fondato la Casa dello Spirito e delle Arti, ha promosso vari progetti che vedono protagoniste «le persone detenute»: ci tiene a chiamarle così, «perché detenuto è solo un aggettivo, il sostantivo è la parola “persona”. Non dobbiamo mai dimenticarlo». 

I LIUTI E LE OSTIE

Nel 2013 a Opera è stato avviato un laboratorio di liuteria sotto la guida di maestri dell’istituto Stradivari di Cremona. I violini sono frutto di ore di lavoro artigianale (per produrne uno sono necessarie 300 ore di lavoro) e le competenze acquisite da chi li realizza diventano uno strumento per il reinserimento nel mondo del lavoro. E nel 2016, anno del Giubileo della Misericordia, è nato nel carcere il progetto Il senso del Pane, un laboratorio per la produzione di ostie da parte di persone che hanno commesso gravi delitti e si sono pentite. Nel tempo sono stati avviati in Italia e all’estero altri laboratori di produzione di ostie in cui lavorano uomini e donne che fanno i conti con la fragilità: persone detenute, altre con disabilità fisiche e psichiche, ragazze che provengono dal mondo dello sfruttamento, persone con dipendenze. Un’altra testimonianza che racconta come la fragilità può diventare risorsa.

(Foto di Alberto Bernasconi)

LE INIZIATIVE

  

Per sostenere il progetto

Chi è interessato ai presepi prodotti nel laboratorio di falegnameria di Opera può scrivere a casaspiritoarti@gmail.com. Sabato 18 dicembre alle 20.30 presso il teatro Factory 32 di Milano (via Watt 32) verrà presentata l’iniziativa. Nel corso della serata si esibiranno alcuni musicisti dell’Orchestra dei popoli, un progetto di integrazione di culture e nazionalità diverse che punta a far emergere, in Italia e nel mondo, talenti presenti ma spesso nascosti, contrastando situazioni di degrado e povertà attraverso la musica. Il progetto della Casa dello Spirito e delle Arti coinvolge orchestre in vari Paesi, tra le quali la piccola orchestra nata nella scuola di Nebek, in Siria. Per partecipare all’evento scrivere a casaspiritoarti@gmail.com.

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