I miei rapporti con il Padreterno sono sempre stati incostanti. Non so di chi ne sia la “colpa”. Il più delle volte la sua presenza nella mia vita è incisiva: per vederlo non mi serve cercarlo. Altre volte appare latitante: lo cerco, lo cerco e non lo trovo. Sempre lo vedo quando guardo un bimbo dormire e un’alba apparire; quando leggo una pagina di anatomia e quando la terra mi trema sotto i piedi; se l’uomo raggiunge lo spazio e se un fiore muore in penombra e rinasce a un raggio di sole. Ma giorni or sono ho visto un bimbo morire: e da quel giorno, smarrito, ne ho perso le tracce. O forse, mi sono solo distratto.
EDGARDO GRILLO
Caro Edgardo, la tua lettera (intitolata semplicemente “Fede”) mi ha fatto venire in mente una poesia di Trilussa: «Quela Vecchietta ceca, che incontrai / la notte che me spersi in mezzo ar bosco, / me disse: — Se la strada nu’ la sai, / te ci accompagno io, ché la conosco. / Se ciai la forza de venimme appresso, / de tanto in tanto te darò una voce / no là in fonno, dove c’è un cipresso, / no là in cima, dove c’è la Croce... — / Io risposi: — Sarà... ma trovo strano / che me possa guidà chi nun ce vede... — / La Ceca, allora, me pijò la mano / e sospirò: — Cammina! — / Era la Fede». La fede in Dio non è un’emozione, un sentimento, ma un affidarsi al Signore, soprattutto quando non lo sentiamo vicino, siamo angosciati per una morte inaspettata o affranti per qualche sofferenza. La fede è come il timone di una barca in un mare in tempesta. Nei nostri rapporti con il Padreterno la fede ci indica sempre. Ci dà la forza di andare avanti, ci mantiene fiduciosi anche quando sembriamo avere smarrito le tracce di Dio.