Se un ministro dà del cretino a un altro ministro, ogni ipotesi è possibile. Può succedere di tutto, dalla querela alla crisi di governo. O magari nulla di cruento, come nel nostro caso: l’autore dell’offesa chiede perdono, l’altro glielo concede volentieri ed entrambi, abbracciandosi, si fanno una risata. Beh, che ci sia da ridere non si può davvero negarlo. Ma non nel senso sottinteso dai due ministri, convinti che dopo ogni comica esplodano i battimani.
Il ministro Tremonti non era di malumore. Anzi si era preso lo sfizio di attribuire a Gianni Letta la maldestra manovra sul Lodo Mondadori, sicuro che l’indomani i giornali ci avrebbero sguazzato. Scambio di favori visto che Letta, parlando di responsabilità collettiva, l’aveva appena coinvolto. Comunque per Tremonti le cose andavano nel migliore dei modi quando, dal podio, Brunetta si è messo a snocciolare cifre e concetti, subito giudicati “suicidi”. Più Brunetta insisteva, più Tremonti si alterava, fino a sfogarsi con gli alti funzionari che aveva a lato. Lapidario: “E’ un cretino”.
A questo punto non si sa che cosa sia più importante, se il divario di idee fra i due ministri, o la mancanza di stile, o ancora lo scollamento complessivo in seno al Governo, già testimoniato ad abundantiam dal conflitto fra Tremonti e lo stesso Berlusconi. Frizioni e dispetti che hanno come conseguenza una serie di spaccature nella maggioranza, fino all’aperta dissociazione della Lega.
Il premier ritiene che la manovra economica faccia perdere valanghe di voti. Il ministro replica che altre strade non esistono. Presi in mezzo, e inermi, noi cittadini ci limitiamo ad osservare che non solo non si è fatto niente per le famiglie, ma si è scelto di incrementarne i guai.
Resta un aspetto apparentemente minore, quello della voce dal sen fuggita in presenza di microfoni e telecamere.
Ostili come sono alle intercettazioni giudiziarie, i politici sanno benissimo di non essere al riparo dalle intercettazioni giornalistiche. L’elettronica è là in agguato, quindi delle due l’una. Tesi benevola, ministri e parlamentari si distraggono, venendo colti di sorpresa. Tesi maliziosa, di quelle che “si pensa male ma si indovina”, colgono appunto l’occasione di essere ascoltati.
Lo sfogo privato che scientemente diventa pubblico, un carico da undici a spese di un rivale, per di più sapendo che ne verrà lesa l’intera conduzione di governo. Tanto all’offesa seguiranno le scuse, e in apparenza tutto finirà a tarallucci e vino. Il popolino dimenticherà.
In verità, a fingere dimenticanze sono i politici. Eppure sanno che gli elettori oggi non contano ma ripongono tutto nell’archivio mentale. Loro non scordano. A tempo debito – le ultime votazioni hanno dato il preavviso – ogni elemento avrà il suo peso. Non solo le leggi squilibrate o vessatorie, non solo i problemi domestici che ne conseguono ma perfino i siparietti tv. Non sarà una risata a seppellirli.