«È preoccupante apprestarci a vivere una campagna elettorale, che durerà fino alle elezioni del 25 settembre, e una successiva fase di governo, dove un risuscitato populismo rischia di distrarre dai veri problemi dell’Italia». Nel numero da domani in edicola, Famiglia Cristiana affronta la sfaccettata questione della crisi politica in atto. Lo fa in primo luogo nella rubrica Colloqui col padre in cui il direttore, don Stefano Stimamiglio, risponde a due lettrici («due tra le tante lettere giunte in redazione»).
Per il direttore del settimanale cattolico, populismo e astensionismo sono i due veri problemi su cui riflettere. «Il populismo, infatti, è uno dei nodi fondamentali dell’attuale fase politica, non solo in Italia. Esso non rappresenta niente di nuovo – sia chiaro –: riemerge regolarmente come un mostro nei momenti faticosi della storia, cavalcando crisi politiche ed economiche, proponendo facili soluzioni a colpi di spugna e giocando sulla memoria corta dei cittadini. Riusciranno i partiti a resistere alla tentazione di caderci dentro?»
«L’altra faccia del problema, però, sono gli elettori», prosegue don Stimamiglio: «Il 25 settembre troveranno motivazioni sufficienti per andare a votare andando in controtendenza rispetto alle ultime elezioni amministrative di giugno, in cui hanno votato solo il 54% degli aventi diritto? Avranno discernimento sufficiente per esprimere un governo credibile per il nostro Paese?»
In generale, don Stimamiglio fa sua l’analisi del politologo gesuita padre Francesco Occhetta: «Conte ha aperto la crisi, Salvini l’ha cavalcata, Meloni l’ha capitalizzata e Berlusconi l’ha avvallata, svuotando per sempre le attese moderate e liberali di cui Forza Italia era portatrice. È stato sacrificato così Mario Draghi, il presidente riformatore che, nei suoi 523 giorni di governo, ha svolto il ruolo di garante del Paese grazie a tre caratteristiche determinanti: credibilità, competenza e rigore morale».
Nello stesso numero, Famiglia Cristiana ospita anche due interviste ad Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci («A rimetterci saranno soprattutto i cittadini e livello locale; il pericolo, in autunno, è che i Comuni saranno costretti a decidere se spegnere i lampioni delle strade o fare a meno del riscaldamento nelle scuole») e a Giampiero Gramaglia, già direttore dell’Ansa e ora analista di politica internazionale («Via Draghi il rischio che si torni ad essere l’“Italietta”. In Occidente, soprattutto in Europa, la crisi riacutizza diffidenze mai sopite. Energia e spese militari i principali temi sul tappeto».