Il cardinale Matteo Zuppi, 66 anni, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia Ansa.
Ringrazia il presidente del Consiglio Mario Draghi e affida a tutti un'accorata riflessione su un Paese la cui classe dirigente non trova sintesi condivise capaci di affrontare le gravi sfide in atto, dalla panedmia alla guerra, passando per i drammatici risvolti economici che impoveriscono settori produttivi e famiglie.
Il cardinale Matteo Zuppi, aricvescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), interviene con una nota sulla crisi di governo. «Mi sembra doveroso esprimere un sentito ringraziamento al Presidente Draghi e a tutto il governo da lui presieduto per lo sforzo di questi mesi così difficili e per il metodo di lavoro che lo ha distinto. Comporre visioni discordanti in un unico interesse unitario credo resti metodo indispensabile anche per il futuro», esordisce Zuppi.
Roma, Camera dei deputati, l'aula di Montecitorio. Ansa.
Che torna sul «senso di responsabilità» già evocato ed invocato giorni fa per evitare il precipitare degli eventi. «In questo momento così decisivo e pieno di rischi per l’Italia e l’Europa, desidero rinnovare il forte appello alla responsabilità individuale e collettiva per affrontare la prossima scadenza elettorale. L’indispensabile interesse superiore impone di mettere da parte quelli personali o individuali, per affrancare la politica da tatticismi ormai, peraltro, incomprensibili e rischiosi per tutti. Dobbiamo pensare alla sofferenza delle persone e garantire risposte serie, non ideologiche o ingannevoli, che indichino anche, se necessario, sacrifici, ma diano sicurezza e motivi di speranza».
«Il fondamentale confronto politico», prosegue il cardinale Zuppi, «non deve mancare di rispetto e deve essere improntato alla conoscenza dei problemi, a visioni comuni senza furbizie, con passione per la cosa pubblica e senza agonismi approssimativi che tendono solo a piccoli posizionamenti personalistici e non a risolvere le questioni».
Roma, Palazzo Chigi, sede del Governo. Ansa.
Un auspicio, infine. «La crisi», osserva il cardinale Matteo Zuppi, «può, anzi, deve essere una grande opportunità per ritrovare quello che unisce, per rafforzare il senso di una comunità di destino e la passione per rendere il nostro Paese e il mondo migliori. Le pandemie ci hanno reso tutti consapevoli della vulnerabilità, di come può essere messo in discussione quello che appariva sicuro, come tragicamente vediamo con la guerra e le sue pericolose conseguenze internazionali. Dal dopoguerra non abbiamo mai vissuto una congiuntura così complessa, a causa dell’inflazione e delle diseguaglianze in aumento, del debito pubblico che ha raggiunto una dimensione enorme, del ritorno a un confronto tra blocchi che assorbe enormi energie e impedisce lo sviluppo, dell’emergenza climatica e ambientale, della difficoltà del mondo del lavoro con la condanna al precariato con il suo carico di fluidità».
«Le fragilità emerse con la pandemia del Covid», conclude il presidente della Cei, «ad iniziare dagli anziani non autosufficienti, i disabili, i tanti malati psichici, la tanta e atroce solitudine, richiedono una protezione della persona efficace che solo uno straordinario impegno può permettere. È quello che papa Francesco chiama amore politico. Non possiamo costruire il futuro delle prossime generazioni avendo come unico orizzonte il presente, perché gli interessi di corto respiro diventano inevitabilmente interessi di parte, individuali. Si presenta, inevitabile, l’ora dei doveri e delle responsabilità per cui la politica dovrà trovare il più virtuoso punto d’incontro tra ciò che è buono e ciò che è realmente possibile perché le risorse esistenti non vadano sprecate ma collocate al servizio del bene comune e dell’intera popolazione. È un tempo nel quale dobbiamo ricostruire il senso di comunità, in cui, come ha ricordato il presidente Mattarella, occorre un “contributo costruttivo” da parte di tutti, specialmente di chi sceglie di impegnarsi nella vita politica. E ci auguriamo siano tanti e con tanta e profonda motivazione per il bene comune».