Nello scenario confuso di un’Italia a forte rischio populista, alle prese con tanti, troppi problemi concreti da tempo senza soluzione, l’ultima cosa che giova sono le smargiassate politiche, i “celodurismi” irresponsabili da tifoseria di stadio che accendono gli animi senza approdare a nulla.
E da questa consapevolezza saggia, serena, pienamente condivisibile da ogni cittadino che abbia davvero a cuore le sorti dell’Italia è partito Sergio Mattarella nell’opporsi con fermezza al provocatorio diktat del duo Salvini-Di Maio, a proposito dell’irrinunciabilità del professor Savona al ministero dell’Economia. Un esperto, senza dubbio, ma dalle idee quanto meno discutibili che, in recenti esternazioni, aveva non solo espresso un netto antieuropeismo, ma anche paragonato l’odierna sudditanza dei Paesi dell’Unione all’egemonia industriale della Germania a quella pretesa da Hitler ai tempi del nazismo. Era davvero così irrinunciabile questo ministro? Non sembra proprio, tanto più che Mattarella aveva proposto ai leader di Lega e Cinque stelle alternative più che ragionevoli e rispettose del loro programma: il leghista Giorgetti o un interim per Conte, incaricato di formare il nuovo Governo. In che modo, quindi, sarebbe stata violata la democrazia, come invece con tono davvero poco responsabile sostengono Di Maio e Salvini, addirittura vagheggiando la messa in stato d’accusa del presidente?
In realtà, è giusto e sacrosanto che Mattarella, come da dettato costituzionale, sia garante, super partes, al di sopra delle parti, dei diritti dei cittadini, e il presidente sapeva come e quanto gli speculatori avrebbero sfruttato l’affaire Savona a danno dell’intera economia italiana. In ballo ci sono le pensioni, i risparmi, la sicurezza basilare di tante famiglie. Non si tratta, come dicono i Cinque stelle, d’inchinarsi alla finanza europea, ma di agire responsabilmente per affermare l’individualità e i bisogni italiani in un contesto europeo.
È antidemocratico, invece, quasi da bulli, imporre al presidente di nominare per forza un ministro. È triste che si possa solo sentire parlare di messa in stato d’accusa davanti a un capo di Stato che, fin dal principio di questa crisi, non ha fatto altro che pensare al bene del Paese. E lo sanno bene gli italiani, basta guardare i commenti sui social. Viene in mente lo slogan elettorale che Seguela, il grande comunicatore, aveva creato per Mitterand: “la Forza Tranquilla”. Ecco, Mattarella ha mostrato la sua forza serena, l’unica nel caos della politica da stadio.