Con l'incarico esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico il capo dello Stato Mattarella parte dalla maggioranza di governo uscente. Lo ha detto senza esitazione al termine delle consultazioni. Vuole fare presto affinchè un esecutivo torni a occuparsi dei vaccini e della ripresa economica. Ma qual è lo scenario che ha davanti Fico?
Antonio Polito ha scritto sul Corriere della sera che il primo round della crisi di governo è la metafora di un perfetto «stallo alla messicana». Per capirci qualcosa bisogna ricorrere non alla scienza della politica ma al cinema: «Nessuno sa perché si chiami così, ma tutti l’abbiamo visto mille volte al cinema, da Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone a Pulp Fiction di Tarantino. Tre persone si puntano reciprocamente addosso un’arma: nessuno può fare la prima mossa senza rischiare che sia l’ultima. Può durare a lungo. Di solito finisce male». Le tre persone sono Conte, Zingaretti e Renzi. Ieri è stato il turno di quest’ultimo al Quirinale. Tra l’altro era di ritorno da Riyad poiché si è appreso che è consulente economico dell’Arabia Saudita con un contratto di 80 mila euro all’anno (grande elogio di Bin Salman). Uscendo dalle consultazioni ha realizzato l’ennesimo strappo: 27 minuti di comizio nella Sala della Vetrata in un crescendo rossiniano in termini di decibel per ribadire quello che poteva dire in una frase: «senza di noi Conte non ha una maggioranza e si va a elezioni anticipate o a un governo di larghe intese». Nel suo fluviale discorso al Quirinale, Renzi ha detto tra l’altro: «Abbiamo subito quindici giorni di fango perché siamo stati gli unici a porre problemi di merito»; «Devono confrontarsi con noi, non con gli hashtag»; «Vogliamo sapere dalle altre forze se ritengono Italia Viva parte o non parte della maggioranza»; «Rimettiamo la valutazione a chi in queste settimane ha messo veti su noi». «Andare ad elezioni sarebbe un errore per l’Italia, rischiamo di perdere l’appuntamento con il Recovery». In realtà il problema del senatore fondatore di Italia Viva è l’attuale premier. Renzi non lo vuole. A meno che non gli conceda un ministero importante, tipo Economia, Giustizia o Istruzione. L’alternativa, ha detto ieri a Mattarella la sua fedelissima Maria Elena Boschi, è Mario Draghi all’Economia. Ma è solo una proposta che mira a logorare Conte. L’ex governatore della Banca Centrale Europea come è noto non potrebbe accontentarsi di meno della guida di un Governo di unità nazionale, altro che ministero. In realtà il messaggio è che senza Italia Viva non esiste maggioranza. E’ il mantra che Renzi ripete da giorni.
Mattarella sa che le strade sono tre. La prima è un Conte-ter dotato di una solida maggioranza, ma il premier uscente fatica a trovare una pattuglia centrista di “responsabili” in Senato. Soprattutto dopo il richiamo della foresta subita dal senatore azzurro Luigi Vitali, con Berlusconi nei panni della foresta. Con una telefonata del Cavaliere Vitali è tornato sui suoi passi. La seconda ipotesi è la famosa “maggioranza Ursula”, ovvero un governo Pd-Cinque Stelle allargato a Forza Italia. Ma su questo sarà difficile convincere l’ala dura e pura dei grillini. La verità è che Renzi non ha fatto solo implodere il governo ma rischia di fare implodere i Cinque Stelle: se Di Battista è contrario a un rientro del senatore di Pontassieve nella maggioranza il capogruppo Vito Crimi ha fatto una tiepida apertura. Infine, terza ipotesi. un governo istituzionale o di larghe intese, che includa anche la Lega di Salvini (attualmente il primo partito stando ai sondaggi) e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Ricapitolando: un Conte ter sembra favorito e sarà la prima ipotesi esplorata da Fico ma il governo istituzionale fa un passo avanti nella crisi più surreale della storia della Repubblica.
Post scriptum: ieri ci sono stati 492 morti e il tasso di positività al Covid è stabile al 5,2 per cento. A Roma i cimiteri stanno esaurendo il loro spazio (notizia del Messaggero). Il commissario Arcuri dice che mancano 300 mila dosi di vaccino.