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venerdì 18 aprile 2025
 
Cristiani perseguitati
 

Il Papa: «È l'ecumenismo del sangue»

20/11/2014  C’è un «ecumenismo del sangue» che accumuna tutti i cristiani, perché chi perseguita non fa «differenze di confessioni», lo fa «semplicemente perché sono cristiani». Lo ha detto Bergoglio ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani sottolineando come l'unità tra i cristiani sia per lui «una delle principali preoccupazioni quotidiane»

Conia un’espressione delle sue papa Francesco per fotografare la persecuzione dei cristiani che sta insanguinando ogni angolo del pianeta. C’è un «ecumenismo del sangue» che accumuna tutti i cristiani, perché chi perseguita non fa «differenze di confessioni», lo fa «semplicemente perché sono cristiani». Anche per questo la «piena unità dei cristiani resta una priorità per la Chiesa cattolica», ed è per Papa Francesco «una delle principali preoccupazioni quotidiane».
Bergoglio lo ha detto ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani che si riunisce in occasione del cinquantesimo anniversario della promulgazione del decreto del Concilio Vaticano II sull'ecumenismo Unitatis redintegratio. Proprio grazie all'insegnamento del Concilio Vaticano II, ha ricordato il Papa, è «cambiato l'atteggiamento di noi cattolici nei confronti dei cristiani di altre Chiese e Comunità ecclesiali. Appartengono ormai al passato l'ostilità e l'indifferenza, che avevano scavato fossati apparentemente incolmabili e prodotto ferite profonde, mentre è stato avviato un processo di guarigione che consente di accogliere l'altro come fratello o sorella, nell'unità profonda che nasce dal Battesimo».

Tuttavia, «dobbiamo riconoscere», ha aggiunto, «che tra cristiani siamo ancora divisi, e che divergenze su nuovi temi antropologici ed etici rendono più complicato il nostro cammino verso l'unità». In ogni caso, «non possiamo cedere allo sconforto e alla rassegnazione, ma continuare a confidare in Dio che pone nei cuori dei cristiani semi di amore e di unità, per affrontare con slancio rinnovato le sfide ecumeniche di oggi». Anche perché i «cristiani di diverse Chiese e Comunità ecclesiali» hanno temi comuni, come il servizio dell'umanità sofferente e bisognosa, per la difesa della vita umana e della sua inalienabile dignità, per la salvaguardia del creato e contro le ingiustizie che affliggono tanti uomini e popoli».

Le difficoltà del momento rinforzano quello che Papa Francesco ha definito “l'ecumenismo del sangue”: «proprio Unitatis redintegratio invitava a valorizzarlo riconoscendo, nei fratelli e nelle sorelle di altre Chiese e Comunità cristiane, la capacità - donata - di dare testimonianza a Cristo fino al sacrificio della vita. Tali testimonianze non sono mai mancate in questi cinquant'anni e continuano anche ai nostri giorni. Sta a noi accoglierle con fede e lasciare che la loro forza ci spinga a convertirci ad una fraternità sempre più piena», ha spiegato.
Poi ha aggiunto: «In questi mesi incontrando tanti cristiani non cattolici, o leggendo le loro lettere, ho potuto vedere come, malgrado questioni aperte che ancora ci separano, esiste un diffuso e forte desiderio di camminare insieme, di pregare, di conoscere e amare il Signore, di collaborare nel servizio e nella solidarietà con i deboli e i sofferenti. Sono convinto di questo: in un cammino comune, con la guida dello Spirito Santo e imparando gli uni dagli altri possiamo crescere nella comunione che già ci unisce».  

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