Un collega che si era fatto un selfie con lei, preso in giro da un altro giornalista, ha risposto serissimo: "Cristina D'Avena è stata il mio idolo quando avevo dieci anni!". E' così: quando ha intonato "Kiss me Licia" e "Occhi di gatto" tutto l'Ariston (e tutta la sala stampa) ha cantato con lei. E dire che quando Cristina canta ogni tanto "all'inizio mi vergogno un po', mi sento un po' stupida. Ma poi so che il pubblico mi vuole così. E sono felice".
Il tuo personaggio quindi ti sta stretto?
Per niente. In fondo sono rimasta una bambina. Cerco sempre di guardare il mondo con occhi infantili. E ai miei concerti dico sempre al pubblico: "Non vergognatevi mai di cantare le sigle dei cartoni animati, di emozionarvi, di ridere e piangere come fanno i bambini".
Come sono cambiati i bambini?
Qualche tempo fa ero a tavola con un bambino e non riuscivo a compiere un'operazione con il cellulare. Lui mi ha guardato e ha sibilato: "Te lo faccio io". Diciamo che io ero più tranquilla. Ma va bene così".
Quali sono gli ingredienti per una buona sigla dei cartoni?
Due o tre ritornelli tutti uguali perché i bambini ricordano quelli e non le strofe. Deve essere orecchiabile, ma non banale. Difatti molte sigle sono state scritte da grandi autori come Massimiliano Pani e Piero Cassano. Sono delle canzoni a tutti gli effetti che resistono nel tempo. Oggi anzi fanno tendenza. Faccio tante serate anche nelle discoteche proponendo versioni remixate".
Tra i cantanti pop chi sono i tuoi preferiti?
Mi piacciono molto Nek, Marco Mengoni e Arisa.
E ti piacerebbe cantare una canzone pop?
Perché no? Se fosse come "A te" di Jovanotti sarebbe bellissimo.
Ti è piaciuta la versione acustica di Goldrake che hanno proposto a Sanremo gli Zero Assoluto?
Tantissimo.