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lunedì 28 aprile 2025
 
 

Cristina Donà i libri sono rock

11/11/2013  La cantautrice milanese, ospite al Festival di Tropea, racconta la sua passione per la letteratura e spiega quanto sia importante per l’evoluzione della sua musica.

La sua casa è il palco, ma non disdegna i festival letterari. E proprio in occasione del Tropea Festival di Letteratura (www.tropeafestival.it), Cristina Donà - una delle cantautrici rock più sensibili del nostro panorama musicale - ci accompagna in un viaggio alla scoperta del suo amore per la parola scritta, soffermandosi su un punto: un musicista non può fare a meno di rimanere sintonizzato con la letteratura. I libri, insomma, fanno bene anche ai dischi.

Contaminazione è un termine che connota la tua carriera. Da cosa ti piace essere di più contaminata?
«Con il passare degli anni ho imparato a lasciarmi andare. Avvicinarsi a qualcosa di diverso fa sempre paura. Ho cercato di entrare nelle mie paure, capirle e quindi aprirmi alle novità. Si tratta di un percorso compiuto come donna e, naturalmente, come artista. La contaminazione è il sale dell’arte, attraverso la quale la musica può raggiungere orizzonti inesplorati. È un aspetto che a distanza di anni mi fa amare il mio mestiere».

Sei una cantautrice rock. Qual è secondo te il valore aggiunto del rock al femminile?
«Sarebbe bello non sottolineare più la differenza tra rock maschile e femminile. Per quanto mi riguarda, penso che noi donne portiamo quell’universo di emozioni e sensibilità provenienti dal fatto di essere biologicamente diverse dagli uomini. È sempre stato così: penso alle cantautrici che più mi hanno influenzata in adolescenza. Una su tutte: Joni Mitchell. I suoi testi rimangono sublimi».

Frequenti i festival letterari, nei tuoi concerti lasci spazio alla lettura. Qual è il tuo rapporto con i libri?
«Conflittuale, ma intenso. Non so per quale motivo, ma raramente riesco a finire di leggere un libro. È un mio difetto. Per questo leggo pochi romanzi: se li lascio a metà mi sento in colpa. Preferisco leggere saggistica e le biografie dei grandi della musica. Confesso, inoltre, la passione per la poesia. Amo la poetessa polacca Wislawa Szymborska: trovo geniale il suo modo di accostare le parole. Una delle mia canzoni, Miracoli, è stata influenzata dalla sua poesia La fiera dei miracoli».

Tra gli scrittori che segui, ce n’è qualcuno che, si può definire rock?
«Mi viene in mente Peter Handke, con il quale il regista Wim Wenders ha scritto Il cielo sopra Berlino. Mi piace il suo senso del visionario, la capacità di trattare paesaggi e situazioni facendo emergere il lato selvaggio. In questo penso sia da considerarsi un autore rock».

Quando dalla letteratura passi alla scrittura qual è il tuo rapporto con la parola?
«Io con la parola ci litigo spesso, oggi ancora di più che in passato. All’inizio, penso a un album come Tregua, non ricercavo fino in fondo il rapporto tra la musica e la parola; mi interessava mettere un testo sulla classica ritmica rock. In seguito ho approfondito la mia ricerca melodica e, di conseguenza, anche il legame con la parola si è affinato. Scrivere un testo è un lavoro molto complicato e faticoso: con il tempo ne sono più consapevole».

Che ne pensi della recente idea di assegnare il Nobel della letteratura a cantautori come Dylan o Cohen?

«La musica contiene da sempre una carica rivoluzionaria. Non ha cambiato il mondo, ma arriva alle coscienze. Associata alla parola produce un’alchimia magica. I cantautori hanno saputo nobilitare la parola, riuscire a descrivere la complessità della vita: questo discorso è valido ancor di più oggi in cui si cerca di ridurre tutto a messaggi semplicistici. Per questo sono d’accordo con il fatto di assegnare il premio Nobel della letteratura ai maestri della canzone d’autore».

Tra le canzoni che ami o hai amato ce n’è qualcuno che potrebbe essere trasformato in un libro?
«Sì, La donna cannone di Francesco De Gregori, sia per la sua struttura narrativa sia per il contenuto. Come se non bastasse ha il merito di parlare di una donna un po’ fuori dagli stereotipi femminili in voga oggi. Il che non è per niente un male».

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