Strade vuote, nella città fortificata che accoglie il Papa. I video e le foto dei colleghi che seguono il viaggio di Bergoglio in Myanmar riprendono un paesaggio inusuale per una visita di Francesco. Lungo la via finestrini abbassati. Al Papa, per motivi di sicurezza, non è consentito salutare i pochissimi cattolici che sono riusciti a spingersi lungo il percorso.
È pieno di fedeli, invece, il Kyaikkasan Ground, dove Bergoglio . ha celebrato messa, alle tre di notte ora italiana, e dove ha ricordato l’impoprtanza del dialogo e della pace. «Ho atteso a lungo questo momento», ha detto il Papa nell’omelia, «molti di voi sono giunti da lontano e da remote aree montagnose, alcuni anche a piedi. Sono venuto come pellegrino per ascoltare e imparare da voi, e per offrirvi alcune parole di speranza e consolazione».
Francesco ha chiesto «rispetto di tutte le minoranza», pur senza nominare i perseguitati rohingya. E, ricordando che «molti in Myanmar portano le ferite della violenza, sia visibili che invisibili», ha ribadito che «la tentazione è di rispondere a queste lesioni con una sapienza mondana che, come quella del re nella prima Lettura, è profondamente viziata. Pensiamo che la cura possa venire dalla rabbia e dalla vendetta. Tuttavia la via della vendetta non è la via di Gesù.La via di Gesù è radicalmente differente».
Bergoglio insiste: «Quando l’odio e il rifiuto lo condussero alla passione e alla morte, Egli rispose con il perdono e la compassione. Nel Vangelo di oggi, il Signore ci dice che, come Lui, anche noi possiamo incontrare rifiuto e ostacoli, ma che tuttavia Egli ci donerà una sapienza alla quale nessuno può resistere». A braccio ha aggiunto che questa è una logica «che non tutti possono o vogliono seguire», ma è una «logica inarrestabile, come un gps spirituale che ci guida verso la vita intima di Dio e il cuore del nostro prossimo»
Francesco ha invitato a «trovare riposo nelle sue ferite, e là essere purificati da tutti i nostri peccati e dalle nostre vie distorte. Rifugiandovi nelle ferite di Cristo, cari fratelli e sorelle, possiate assaporare il balsamo risanante della misericordia del Padre e trovare la forza di portarlo agli altri, per ungere ogni ferita e ogni memoria dolorosa. In questo modo, sarete fedeli testimoni della riconciliazione e della pace che Dio vuole che regni in ogni cuore umano e in ogni comunità».
Infine ha sottolineato l’impegno della «
Chiesa in Myanmar che sta già facendo molto per portare il balsamo risanante della misericordia di Dio agli altri, specialmente ai più bisognosi. Vi sono chiari segni che, anche con mezzi assai limitati, molte comunità proclamano il Vangelo ad altre minoranze tribali, senza mai forzare o costringere, ma sempre invitando e accogliendo. In mezzo a tante povertà e difficoltà, molti di voi offrono concreta assistenza e solidarietà ai poveri e ai sofferenti. Attraverso le cure quotidiane dei suoi vescovi, preti, religiosi e catechisti, e particolarmente attraverso
il lodevole lavoro del Catholic Karuna Myanmar e della generosa assistenza fornita dalle Pontificie Opere Missionarie, la Chiesa in questo Paese sta aiutando un gran numero di uomini, donne e bambini, senza distinzioni di religione o di provenienza etnica. Posso testimoniare che la Chiesa qui è viva, che Cristo è vivo ed è qui con voi e con i vostri fratelli e sorelle delle altre Comunità cristiane. Vi incoraggio a continuare a condividere con gli altri la sapienza inestimabile che avete ricevuto, l’amore di Dio che sgorga dal cuore di Gesù».