È un evento dal valore storico. Per la prima volta un Papa mette piede nella penisola arabica. E lì celebra Messa. Dal 3 al 5 febbraio 2019 Jorge Mario Bergoglio va ad Abu Dhabi, negli Emirati, un Paese che su 9 milioni e mezzo di abitanti conta circa 900 mila cattolici. Sono due le dimensioni principali attraverso cui si snoda il viaggio apostolico: il dialogo interreligioso e l’incontro con la comunità ecclesiale locale. Lo ha spiegato il direttore ad interim della Sala stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, secondo il quale questa può essere «un’importante opportunità per promuovere e rafforzare il dialogo interreligioso e per promuovere e rafforzare una comunità, come quella cattolica, estremamente dinamica e formata soprattutto di immigrati, in particolare asiatici, filippini ma non solo, che si trovano negli Emirati Arabi per motivi di lavoro».
Una suggestiva veduta d'insieme di Abu Dhabi. Foto: Reuters.
Questo e il viaggio che il 30 e il 31 marzo Bergoglio farà in Marocco, sono sotto il segno di san Francesco. «Siamo nell’ottavo centenario dell’incontro tra san Francesco e il sultano Malik al Kamil», ha spiegato Gisotti. «C’è un racconto molto conosciuto nella Legenda Maior, che riferisce appunto di come nel 1219, durante la quinta Crociata, ci fu questo incontro. Quindi c'è questo elemento di dialogo, di incontro, di convivenza, all’interno del quale si pongono questi due viaggi. E Francesco lo ha ricordato anche nel discorso al Corpo diplomatico il 7 gennaio scorso, in cui ha messo insieme le due dimensioni che avremo in questo viaggio: l’importanza della presenza dei cristiani nella regione - e quindi anche l’invito alle autorità degli Stati dove sono presenti questi cristiani, a poterne garantire la presenza e la sicurezza - e al tempo stesso il rafforzamento del dialogo con i musulmani. E questa è un po’ la cifra del pontificato di papa Francesco anche per sbarrare la strada ai cosiddetti “professionisti di odio”, a chi soffia sulle divisioni, sul fanatismo, e sulle ideologie che strumentalizzano il nome di Dio per giustificare la violenza».
Roma, 16 ottobre 2018. L'ultimo dei cinque incontri finora avvenuti tra papa Francesco e Aḥmad Muḥammad Aḥmad al-Ṭayyib, grande imam della moschea-università di al-Azhar (Il Cairo), il centro di elaborazione teologica più importante nel mondo sunnita. Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia Reuters.
La cultura dell’incontro è rafforzata e solennizata da una presenza speciale: quella del grande imam di al-Azhar, il centro teologico e culturale del Cairo, il più autorevole nel mondo sunnita. «Questo è un altro elemento fondamentale del viaggio», ha notato Gisotti. «Qualcuno potrebbe chiedere perché proprio negli Emirati Arabi: in questo Stato c'è la sede del Muslim Council of Elders, ovvero il Consiglio dei Saggi musulmani, presieduto proprio dal grande imam di al-Azhar, l'egiziano Aḥmad Muḥammad Aḥmad al-Ṭayyib. Questo è un Istituto fondato nel 2014 e che vuole proprio promuovere il dialogo, la pace, attraverso delle personalità eminenti del mondo musulmano di cui evidentemente al-Tayyib rappresenta la sintesi e la maggiore importanza. Sappiamo anche quanto, con il grande imam, Francesco abbia iniziato un cammino di incontro, di dialogo: questa sarà la quinta volta che loro si incontrano. La prima è stata nel 2016, l’ultima nell’ottobre 2018. E poi, soprattutto, dobbiamo ricordare quel grande evento a cui si lega anche questo incontro interreligioso ad Abu Dhabi sulla fraternità umana, che è stata la Conferenza internazionale di pace e di dialogo interreligioso, proprio al Cairo, alla fine dell’aprile 2017. Il Papa e il grande imam sottolinearono l’importanza di una convivenza pacifica, di un dialogo e di un cammino insieme delle grandi fedi e delle grandi religioni, per la pace e contro ogni forma di violenza».