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sabato 19 aprile 2025
 
 

Crozza, un comico sempre in agguato

13/12/2011  L'avventura umana e artistica di Maurizio Crozza: da "Mai dire gol" con la Gialappa's alle tournée trionfali da one-man-show. Fino al matrimonio con «la donna più simpatica del mondo».

«Ce la facciamo una bella frignata in diretta io e lei, Fornero?». Così Maurizio Crozza, in apertura di una puntata di "Ballarò", dove è presente Elsa Fornero, il nuovo ministro del lavoro e delle politiche sociali che, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo governo Monti è scoppiata in lacrime quando cercava di spiegare i tagli “dolorosi”. Qualcuno l’ha anche criticata, ma è certo che Maurizio Crozza, con l’istinto del comico di razza che pratica la satira con stile pungente, ma altrettanta classe, ha subito capito che sarebbe diventata un personaggio, dimostrando contemporaneamente che, al contrario di quasi tutti i suoi colleghi, ha dimostrato che si può far ridere anche senza nominare Berlusconi. Ecco la parodia di Umberto Bossi in una puntata di "Italialand".




E pensare che a Maurizio, che frequenta la televisione dal 1990 quando, con i Gialappa,s, faceva “Mai dire gol” e clonava letteralmente Arrigo Sacchi, piace sostenere di non conoscere bene la Tv, di non aver ancora capito bene cosa fare se non ciò che fa da sempre, raccontare quello che vede e che ascolta dalla gente. Poi lo fa sapere in giro, da sempre, ma soprattutto da quando è il protagonista – era il 2006 - di “Italialand”, a mio parere “il miglior spettacolo prima del week end”, visto che va in onda il venerdì sera.

Un one-man-show che può tranquillamente essere paragonato a quello, trionfale, di Fiorello. Là il varietà old fashion, qui la satira politica a raffica. Non nasconde di considerarsi di sinistra, perché i suoi valori stanno lì, ma quando è in scena non ce n’è proprio per nessuno. «Fassino? Quando l’hanno eletto sindaco di Torino, per festeggiarlo l’hanno buttato in aria e sì è perso lassù nel cielo… Uolter Veltroni? Gli ho chiesto, come mai hai fatto il terzo polo? Mi ha risposto: perché me lo hanno chiesto due italiani su tre. Che strano io incontro sempre il terzo!». E poi imbastisce un tormentone sulla dialettica di Pier Luigi Bersani. E allora eccone una serie: «Mica perché c’è il Governo Tecnico che dobbiamo andar per funghi». Oppure:  «Non siamo mica qui a mettere i Ray Ban ai girasoli».

A teatro, nei panni di Marzullo. invita a un dibattito il sindaco di Firenze Matteo Renzi e quello di Roma, Alemanno. Li guarda e commenta: questi due rappresentano il cinquanta per cento del patrimonio artistico mondiale… Poi dopo un divertente dibattito li congeda pregando di portarsi appresso le sedie in modo da sgombrare il palcoscenico. In un esilarante duetto nei panni di una Merkel innamorata di uno sbiadito Mario Monti sull’aria di “Parole parole”, lanciata da Mina e Alberto Lupo, lui la blandisce con un “cara Merkel, cara Merkel … “ E lei di rimando:“Cara Merkel come lo dici tu…(l’originale diceva caramelle non ne voglio più).

Crozza è sempre in agguato: nasce un nuovo soggetto politico e lui è subito pronto a impadronirsene. E il bello è che, almeno sinora, nessuno l’ha presa male. Ma tiene a precisare di non sentirsi un imitatore e che tra lui e Verdone, che fa uno dei suoi personaggi, e Albanese, che fa Frengo, non ci vede differenza. Salvo che lui interpreta più che imitare e consuma più mastice di quelli che mettono gli infissi. Facciamo finta di prenderla per buona perché il nostro Crozza, che va in onda sempre in diretta, si trasforma rapidamente e la metamorfosi è compiuta.

A teatro, poi, il cambiamento avviene a vista. Ero al teatro Nazionale di Milano, quando a maggio era in corso il ballottaggio per scegliere chi tra la Moratti e Pisapia sarebbe diventato sindaco. Accolto da un grande applauso finse meraviglia: «Ma come, in tre giorni voi milanesi siete diventati tutti comunisti…. Pigiapia, lo chiamerò così per non influenzare le elezioni, era descritto come un anarchico, un dinamitardo, e voi l’avete votato. Sapete che persino i cinesi di Via Paolo Sarpi (la Chinatown milanese n.d.r.) sono tornati tutti in Cina. Qui a Milano, olmai tloppi comunisti, tloppi davvelo”.

Quello che ha fatto Crozza nella sua carriera ha dell’incredibile. Suo padre voleva che diventasse calciatore. Dagli 8 ai 15 anni ha giocato nella Samp (dei blucerchiati è ancora tifosissimo), al pomeriggio c’era il calcio, alla sera la ginnastica artistica, mentre la domenica si allenava per i 1.500 metri. Morale: Aveva sempre la bronchite. Poi l’incredibile debutto sulle scene. Faceva lo schiavo etiope nell’Aida, lo mettevano in perizoma e lo coprivano con secchiate di vernice. Nel 1990 nascono i Broncovitz, un gruppo di cui fa parte anche Carla Signoris, un’ex compagna di liceo, che oggi è sua moglie. Ricorda di aver avuto come maestro Gian Maria Volontè, che insegnava il metodo Stanislawsky, e poi portava tutti a cena, «dove veder Volontè fare la scarpetta nel piatto era un’emozione incredibile». Da Volontè a Franco Parenti, una scuola di vita che a volte lo faceva star male perché sentiva che tutti erano meglio di lui. Sostiene che quello dell’attore è un mestiere terribile: «In teatro c’è sempre qualcuno che dice: "Non mi piace, non mi fa ridere". Ha quasi sempre ragione lui!».

La vita privata: ricorda che appena ha visto Carla al Liceo si è detto, ma quanto è antipatica questa. Poi a 23 anni quando erano in tournè con Lina Volonghi e Ferruccio De Ceresa, il primo bacio. Una pausa, quindi la coppia s’è “ritrovata” nel 1988, e nel 1992 il matrimonio. Confessa che sarebbe perduto senza di lei, che è la persona più simpatica del mondo. Ai tempi di “Crozza Italia” si lasciò sfuggire che era uno spettacolo dove decideva tutto sua moglie. Due figli, Giovanni e Pietro, che in una delle ultime puntate di “Italialand” hanno recitato con il padre, il primo faceva un faccendiere cinico, l’altro la sua guardia del corpo, con tanto di occhiali neri.

Tornando alla signora Crozza, è davvero simpatica. L’ ho conosciuta a Sanremo, quando venne a ritirare l’Oscar Tv per uno spettacolo notturno su Raidue che si intitolava “La grande notte”. «Mio marito è un orso», a domanda rispose. Ma in uno dei suoi libri, ”Ho sposato un deficiente”, lo descrive così: «Gli mancano un sacco di cose, ma non la pancia. Quando l’ho sposato era così fisicamente tonico e asciutto che il disegno della sua muscolatura ricordava gli studi anatomici di Leonardo da Vinci. Oggi è ossessionato dai cibi biologici, insofferente anche al più piccolo dolore, è refrattario alle diete anche se risoluto nel volerle intraprendere, ma solo a parole. Ma poi, gratta gratta risulta essere il padre più premuroso, seppur goffo, e un marito devoto tanto da cadere nel panico ogni qual volta sul volto della moglie non è stampato almeno un accenno di sorriso».

Una coppia che ti contagia di simpatia, una famiglia unita, nonostante il lavoro li tenga spesso separati. Lei fa cinema, lui teatro e tournée. Insieme hanno fatto rivivere una famiglia, quella di "Happy Days", ma i loro Cunningam erano degli esaltati razzisti guerrafondai, Fonzie compreso. Poi nel 2004 la sirena di Sanremo ha incantato Crozza, che s’era già guadagnato una vastissima popolarità apparendo in più edizioni di “Quelli che il calcio”, quando ancora aveva il pubblico dalla sua parte, e in quella deludente edizione del Festival aveva provocato un’inversione di tendenza trionfando con una strepitosa imitazione di Luciano Pavarotti.

Quindi dal 2006 su La7 comincia l’avventura di “Italialand”. Perché si chiama“Italialand”? La spiegazione Crozza l’ha data in una puntata della sua ormai celebre trasmissione. Accompagnato dalla marcetta di Topolino ha detto: «Ma perché andate a Disneyland? Il miglior parco di divertimento è l’Italia e ha snocciolato una serie di nefandezze politiche e non, che hanno riempito le cronache dei media e non solo quelli italiani. Dopo la conclusione della trasmissione prevista per le feste, una tournée nei teatri come sempre “sold out”. Senza mai perdere di vista la politica, i suoi misfatti, i suoi nuovi protagonisti. Li rivedremo in Tv nella prossima stagione. Garantisce Maurizio Crozza.

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