Una immagine cara a tutti gli ebrei, quella della Menorà, appare su un grande manifesto esposto sul colonnato del Bernini, davanti alla Basilica di San Pietro. Il manifesto annuncia la mostra realizzata insieme dai Musei Vaticani e dal Museo Ebraico di Roma, dedicata al Candelabro a sette bracci fatto forgiare in oro puro per Mosé per espresso volere del Signore, come è raccontato nel libro dell’Esodo. Collocata nel primo Tempio di Gerusalemme e successivamente nel secondo Tempio, la Menorà fu portata a Roma nel 70 dell’era moderna, dopo la distruzione del secondo Tempio perpetrata dalle truppe romane di Tito. Razziata dai Vandali di Genserico durante il sacco del 455, forse portata a Costantinopoli, le tracce della Menorà si sono perse, anche se in varie occasioni si è creduto di poterla rintracciare (come accadde, vanamente, nel 1878 durante le operazioni di dragaggio del Tevere)
La mostra, intitolata “La Menorà: culto, storia e mito” vede per la prima volta la collaborazione fra i Musei Vaticani e il Museo Ebraico di Roma, un evento di grande significato non soltanto dal punto di vista culturale, ma anche per il dialogo interreligioso. La mostra si visita con un unico biglietto che permette l’accesso sia al Braccio di Carlo Magno in Vaticano sia al Museo Ebraico, presso la Sinagoga di Roma. In Vaticano sono esposti 120 oggetti, un’altra decina sono esposti al Museo Ebraico, un luogo ricco di testimonianze sugli oltre venti secoli di presenza degli ebrei a Roma.
“Quella con il Museo Ebraico è una cooperazione importante, impegnativa e molto intensa”, dice Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani. Curata da Alessandra di Castro, Francesco Leone e Arnold Nesselrath, quella inaugurata il 16 maggio è definita da Jatta “una grande mostra d’arte e un avvincente racconto per immagini”.
L’esposizione di oggetti che vanno dall’archeologia fino all’arte contemporanea racconta la storia e il mito della Menorà, definita da Alessandra di Castro, direttrice del Museo Ebraico di Roma, “un candelabro che porta dei simboli potentissimi, simbolo identitario del popolo ebraico”.
Nella mostra la Menorà è raffigurata su lucerne, iscrizioni, epitaffi, lastre marmoree, codici, Bibbie, tele che portano la firma di artisti come Giulio Romano, Nicolas Poussin, Marcello Venusti (su disegni di Michelangelo), Marc Chagall. Si ammirano anche i monumentali candelabri provenienti dal Santuario della Mentorella, dal Duomo di Pistoia e da quello di Prato, dalla Busdorfkirche di Paderbon, dalla cattedrale di Palma de Majorca. È presente anche un calco del rilievo meridionale dell’Arco di Tito a Roma, realizzato nel 1930, in cui è chiaramente visibile la Menorà trafugata dai soldati romani a Gerusalemme. Spicca, fra le opere esposte, una pietra incisa a bassorilievo del I secolo, proveniente dal sito dell’antica sinagoga di Magdala, in Galilea, rinvenuta pochi anni fa.
Le opere esposte provengono, oltre che dai Musei Vaticani e dal Museo Ebraico di Roma, da istituzioni come il Louvre di Parigi , la National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Biblioteca Ambrosiana di Milano, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, i musei ebraici di New York, Toledo, Padova, Firenze, Napoli e Casale Monferrato.
Aperta il 16 maggio, la mostra resta aperta fino al 23 luglio. Si visita al Braccio di Carlo Magno e al Museo Ebraico di Roma con un biglietto unico dal costo di 7 euro. Il catalogo curato da Francesco Leone è pubblicato da Skira Editore.