In ambito culturale, restiamo immersi in una notte fonda. Da cui non si intravvede una via d'uscita. Alla vigilia del salone del libro di Torino, il rapporto Aie (la sigla degli editori) - Nielsen sul mercato del libro denuncia il terzo calo consecutivo. Nel 2013 ha perso un ulteriore 6,2 per cento nei vari canali (librerie, anche quelle on line, e grande distribuzione). Per risultare ancora più chiari, l'anno scorso gli italiani hanno acquisato 2,3 milioni di copie in meno rispetto all'anno precedente. All'interno di un rapporto pieno di dati negativi, solo la crescita del settore degli ebook strappa un sorriso: sono aumentati i titoli disponibili (40 mila solo nel 2013) e la quota di mercato (del 3 per cento).
Non siamo mai stati un popolo di lettori, certo, ma la novità è che tendiamo a esserlo sempre meno. Non leggere è umano, persevare è diabolico, potremmo dire. La lettura, una delle esperienze culturali fondamentali dell'individuo, non ci appassiona (metà popolazione non legge nemmeno un libro l'anno). Il dato va sommato alla bassa percentuale di laureati, al ridicolo budget del ministero dei Beni culturali, agli stanziamenti insufficienti per l'istruzione, alla perdita di posizioni come meta turistica, ai musei fatiscenti lasciati marcire in tanti angoli del Paese...
Quando il bilancio di una famiglia subisce tagli e ridimensionamenti, è evidente che la priorità sono il pane e il latte, il mutuo per le casa e le spese correnti. Eppure il quadro generale induce a insinuare che questi numeri così amari nascondano una verità ancora più amara, che val al di là del mero dato della scarsezza di risorse: la cultura, in Italia, non è percepita come un bene prezioso da tutelare, incentivare, diffondere; di cui godere... Né a livello pubblico, né a livello individuale e famigliare. nella nostra scala di valori, viene dopo una lunga lista, le cui voci non sembrano tutte così nobili... Ecco perché i dati della ricerca Aie -Nielsen preoccupano.
A darci l'esempio, in negativo, è da tempo la politica che, sulla base del pregiudizio che "con la cultura non si mangia" si è quasi divertita ad abbattere la scure sui fondi destinati al settore. A proposito, il Governo Renzi quali programmi ha in materia? Ha qualche idea? Finora è pervenuta solo la notizia che la spending review colpirà le sovrintendenze attraverso un accorpamento e dell'apertura ai privati e a figure manageriali.
In un Paese che si chiama Italia la cultura dobrebbe essere il fondamento del nostro vivere, la fonte a cui attingere per reperire strategie, elaborare innovazioni, progettare il futuro. Invece la consideriamo un peso, un lusso, un'astrazione lontana dalla vita. E forse è anche per questo che siamo in crisi, che, pur in una congiuntura di ripresa siamo il fanalino di coda dell'Europa. Di certo, leggere meno non aiuta a vivere meglio. E a crescere.