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sabato 14 settembre 2024
 
 

Cure ai minori immigrati, la Lombardia dice no

02/08/2013  Il Consiglio regionale lombardo ha bocciato una mozione presentata dall'opposizione che, accogliendo una clausola prevista nell'Accordo Stato-Regioni, proponeva l'accesso al servizio sanitario, e alle cure di pediatri di libera scelta, per i minori figli di immigrati senza permesso di soggiorno

Essere bambini in Italia non costituisce una garanzia per crescere sani e andare a scuola. Non per tutti. Non è solo una questione di crisi economica. È anche una questione di colore della pelle, di nazionalità dei genitori, di documenti in regola. Tra le ingiustizie non sanate (e peggio ancora se vengono create), le più insopportabili sono quelle che riguardano i bambini.

Nei giorni scorsi ha fatto discutere e sollevato reazioni la decisione del Consiglio regionale lombardo di bocciare una mozione presentata dall’opposizione che accoglieva un Accordo Stato-Regioni del 20 dicembre 2012 , accordo al quale anche la Lombardia aveva partecipato.

Che cosa proponeva la mozione? L’accesso al servizio sanitario, e alle cure di pediatri di libera scelta, per i minori figli di immigrati senza permesso di soggiorno. Una clausola, lo ripetiamo, prevista dall’accordo Stato-Regioni.

A chi fa il mestiere di giornalista capita, come è capitato a noi, di vedere da vicino le condizioni di vita e di malattia degli stranieri poveri, e anche irregolari, nella Milano che guarda all’Europa. Di assistere di notte e in pieno inverno, sul camper-ambulatorio di una di quelle Ong che per fortuna non considerano il dolore di un povero diverso da quello di un “regolare”, all’arrivo di bambini piccoli, imbacuccati in braccio ai genitori, per essere visitati in preda a febbre alta. Prima dei problemi sociali e delle divisioni ideologiche, viene il sentimento di normale umanità verso chi soffre. Ancora di più se si tratta di un bambino.

Non vogliamo puntare il dito contro Milano e la Lombardia, che sono civilissime per tanti versi. Perché poi , dopo la bocciatura della mozione, consiglieri del Pdl e lo stesso assessore alla Sanità della Regione Mario Mantovani hanno mostrato segnali di apertura verso la maggiore assistenza sanitaria ai minori stranieri irregolari. Però le decisioni discriminatorie contro minori che vengono da altri paesi sono state e sono non poche nelle cronache italiane.

Dal sito web “Cronache di ordinario razzismo”, vi riproponiamo alcune notizie degli ultimi anni.

Febbraio 2011, Fossalta di Piave (Venezia) – Quattro maestre e due bidelle della scuola materna rinunciano al proprio buono pasto per permettere a una bimba senegalese di 4 anni di mangiare in mensa. I genitori sono in Italia da alcuni anni, hanno difficoltà economiche, altri quattro figli e la madre non parla l’italiano. Il sindaco si oppone al gesto di maestre e bidelle, sostenendo che la famiglia (il cui capo è secondo lui un “islamico integralista”) sono già aiutati dal Comune.

Febbraio 2012, Borgomanero (Novara) – Alla scuola materna, una delibera del Consiglio di circolo stabilisce alcuni criteri di precedenza per l’accesso, tra i quali la cittadinanza italiana. Su segnalazione di alcuni genitori, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione chiede alla direzione didattica di revocare la delibera, evidenziando che il “criterio di preferenza” determina una illegittima discriminazione diretta. Il Consiglio di circolo elimina il requisito della cittadinanza.

Gennaio 2013, Adro (Brescia) – Alla scuola “Gianfranco Miglio”, le maestre si auto-tassano per pagare la mensa a 15 bambini (13 stranieri e 2 italiani), costretti a mangiare panini in classe perché le famiglie non erano in regola con il pagamento del servizio. Anche Caritas e Cgil hanno aperto una sottoscrizione, visto che il problema era già sorto nell’anno scolastico 2011-2012. Poi, un benefattore anonimo copre l’intero importo del 2013 della mensa per i 15 bambini. Per effettuare il bonifico si appoggia alla Caritas e al parroco perché, come scrive sulla pagina Facebook della Fondazione "Condividere": «Nessuno voleva questi soldi, perché la realtà è che ad Adro si combatte da tempo una guerra ideologica, dove i bambini vengono usati come scudi umani».  

 
 
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