Gli occhi di Madre Teresa si fermano su un bambino. È sul pavimento, in un angolo. «Chi è?», domanda. Non fanno in tempo a risponderle, che chiede di nuovo: «E perché è a terra?». Questa volta il tono della voce è alto, praticamente un rimprovero. S’inginocchia e lo prende in braccio. «Si chiama Cyprian», spiega il direttore dell’orfanotrofio di Tirgoviste, vicino Bucarest. «È quasi completamente cieco, ha gravi disabilità mentali e un tumore al naso. Secondo i medici ha pochi mesi di vita, e così i suoi lo hanno...», stava per dire «abbandonato», ma si morde la lingua e si corregge: «I suoi lo hanno lasciato qui». «Lasciato». Ma mentre lo dice, si rende conto che la diplomazia non cambia la realtà. Intanto Teresa, che tutti hanno chiamato santa già in vita, e che ora la Chiesa canonizza a tempo di record, si rialza col bambino stretto in braccio e a voce alta, perché tutti sentano, scandisce: «L’ospedale del Papa lo curerà, ti curerà, bambino mio!». Gli dà un bacio e se lo porta via. Chi c’era resta impietrito. Vedere quel piccolo a terra, abbandonato come un rifiuto, malato, spezzava il cuore a tutti; ma credere di guarirlo era una follia che non meritava tanto impegno. Ma nessuno osò dirle niente.
Chi aveva ragione? Madre Teresa o i suoi accompagnatori? La risposta ce l’avete nelle foto che corredano questo articolo. Eccolo Cyprian oggi. È un uomo di 37 anni che ha vinto il tumore, che ha imparato a leggere, che mantiene una grave disabilità di tipo cognitivo e ha gravi problemi alla vista, ma che sa scattare foto bellissime e che soprattutto è una persona allegra, felice. E l’Italia continua a essere il suo Paese: dopo Roma, l’Istituto Serafico di Assisi, un centro di riabilitazione all’avanguardia che fa capo alla diocesi e dove ha fatto progressi notevoli.
LA SFIDA DI TERESA
Quando 30 anni fa, in Romania, Madre Teresa uscì dall’orfanotrofio portandoselo in braccio, sembrava avesse un trofeo. Da quel giorno gli ha fatto da madre. Conciliando i suoi impegni in ogni angolo del mondo, lo ha seguito durante i nove difficilissimi interventi all’ospedale Bambin Gesù di Roma, che hanno scongiurato il pericolo di morte. Lo ha salvato dalla malattia, ma anche dall’abbandono e dai pregiudizi contro le persone disabili. «Sì, possiamo dire che Madre Teresa è stata per Cyprian come una vera mamma», mi racconta una testimone diretta. «Ha gioito per i suoi successi e si è addolorata nei giorni neri. È stata felice nel giorno del suo Battesimo, quando ha voluto fargli da madrina. Ma la ricordo sconsolata, se questo aggettivo si può usare per lei, davanti a una triste realtà: la disabilità di Cyprian, la sua scarsa vista, le attenzioni di cui ha bisogno, hanno sempre spaventato le famiglie che pure avevano il desiderio di adottare un bambino, e così davanti al suo sorriso disarmante tanti si sono tirati indietro, non si è mai trovato nessuno che volesse prenderlo in affido, neppure per qualche mese».
Cyprian non si è accorto di nulla, non sa dei rifiuti che ha ricevuto, è cresciuto protetto da Madre Teresa e dalle Missionarie della Carità. Protetto da una santa e dalle sue consorelle. Una bella consolazione, per un bambino rinnegato già da chi lo ha messo al mondo.
ORA HA UNA FAMIGLIA
Incontro Cyprian ad Assisi alla vigilia della canonizzazione della Madre. Mi saluta svelto, poi svelto si siede e svelto parla. Non concepisce le pause o la lentezza. Ha in mano un cellulare, che attacca agli occhi per leggerne bene il display. Cosa ti piace? «Il caffè». E poi? «Giocare a bocce a Santa Maria degli Angeli». Ha anche una passione per gli elicotteri, anche se credo abbia paura di volare. In una delle sue visite in città ha parlato pure con papa Francesco. Provo a chiedergli di Madre Teresa. «Non c’è più», mi dice, «è in cielo». Non ha ben chiaro che tra poco la donna che gli ha fatto da mamma, sarà proclamata santa.
«Madre Teresa ha sempre detto alle sue sorelle: “Vi prego di prendervi cura di Cyprian per me”, e ora che Cyprian è con noi sentiamo nostro questo invito». A parlare è Francesca di Maolo, la presidente del Serafico. La struttura che dirige è un capolavoro di umanità. Qui Cyprian è arrivato a 18 anni ed è qui che si è avverato quello che pareva inverosimile. Ora Cyprian ha una famiglia che a Natale, a Pasqua e d’estate lo porta a casa sua. Una famiglia vera, che vuole passare con lui le feste più importanti dell’anno. C’è voluto tempo. Ma il sogno, i sogni, di Madre Teresa, si sono realizzati.