Celebrazioni per il Natale a Betlemme, punto di partenza del nuovo cammino di pellegrinaggio (foto Ansa)
Un omaggio silenzioso davanti alle fotografie della piccola Lucinda, di Nessim, di Gerges, Bishoy, Milad, Karim e Ibrahem, davanti ai loro vestiti macchiati di sangue e ai pezzi di ferro che sono stati estratti dai loro corpi. I martiri della domenica delle Palme 2017 sono ricordati in una vetrinetta, sul sagrato della chiesa di san Marco ad Alessandria, la cattedrale dei copti ortodossi. Qui si è fermata una piccola delegazione Unitalsi, l’8 febbraio scorso, nel ricordo di fedeli e poliziotti vittime dell’attacco terroristico. La zona del patriarcato è blindata, ma i bambini dell’asilo fanno il trenino, cantano e giocano sereni, mentre le attività pastorali continuano. Già il giorno dopo l'attacco la chiesa era più grave; piena di prima, racconta abuna Abraam. Quella dell'Unitalsi è stata una sosta obbligata per portare solidarietà e vicinanza alla comunità cristiana copta, colpita in questi anni da diversi attentati terroristici”, dice Preziosa Terrinoni, presidente Unitalsi della sezione romana laziale, che, con l’assistente ecclesiastico don Gianni Toni, ha guidato la piccola delegazione che si è recata in Egitto.
Il cammino della Sacra Famiglia, che da Betlemme scappò in Egitto per sfuggire alle persecuzioni del re Erode, nella tradizione copta è raccontato attraverso 28 tappe. Un itinerario che oggi la Chiesa ripropone come meta di pellegrinaggi internazionali, con tappe in chiese e monasteri che conservano la memoria del passaggio dei santi “rifugiati”, una coppia con un bambino piccolo, costretti a cercare continuamente scampo e accoglienza in terra straniera. Una proposta che trova il sostegno forte del presidente Al Sisi, il generale che ha blindato le città e ricostruito le chiese, unendo la battaglia all’estremismo islamico con la promozione dei buoni rapporti con i cristiani (la Chiesa copto-ortodossa conta almeno 12 milioni di fedeli, vale a dire più del 10 per cento della popolazione egiziana mentre i copto-cattolici sono circa 300mila).
Nel 2018, anno che l’Egitto dedica al tema della disabilità, sarà l’Unitalsi a inaugurare prima dell’estate (le date sono in via dei definizione), il cammino dei pellegrini sulle orme della Sacra Famiglia. “Proporremo un itinerario di fede inedito, partendo da Betlemme, passando per il monastero di Santa Caterina ai piedi del Monte Sinai, giungendo poi al Cairo e visitando i monasteri nella zona di Wadi el Natrun”, dice Preziosa Terrinoni. Primo esperimento di pellegrinaggio con questo percorso, sarà guidato dal vescovo di Viterbo, Lino Fumagalli, con un gruppo di almeno 50 pellegrini. La proposta all’Unitalsi è arrivata dall’ambasciata di Egitto presso l’Italia e dallo stesso Governo egiziano, attraverso la Società italiana di beneficenza, (Sib), ente non profit che gestisce l’ospedale Italiano “Umberto I” a il Cairo, fondato nel 1903 dal nonno dell’attuale presidente Eugenio Benedetti Gallo.
“Siamo molto felici perché questa iniziativa rappresenta per la nostra Associazione e per i nostri soci, volontari, ammalati e pellegrini, una nuova e affascinante opportunità, un’esperienza che crediamo possa rafforzare il dialogo e l’incontro con un popolo che ha accolto il primo pellegrinaggio della storia cristiana: il viaggio di Gesù, Giuseppe e Maria in terra d’Egitto”, dichiara Antonio Diella, presidente nazionale Unitalsi. “Nell’anno in cui l’Unitalsi ricorda il suo 115° anniversario di fondazione, questa proposta vuole rappresentare un ponte tra la Terra Santa, l’Egitto che ha ospitato Maria e Lourdes dove la Vergine è apparsa ben 160 anni orsono, rinnova lo slancio dell’Associazione con il suo carisma, con la sua esperienza di vicinanza ad ammalati e disabili e con i suoi volontari, autentici messaggeri di speranza e di pace”. L’Unitalsi, nata nel 1903, conta circa 70.000 soci dislocati in tutta la penisola. La presidenza nazionale coordina le 19 sezioni regionali e le 260 sottosezioni locali legate alle diocesi, più una delegazione di San Marino e Malta.
L'Egitto rilancia il turismo religioso dopo la visita di papa Francesco nel 2017
Per dare gambe al progetto egiziano, oltre alle tappe religiose, il sopralluogo dello scorso febbraio ha avuto in calendario anche un incontro con la neoministra del turismo, Rania Al-Mashat, prima donna a ricoprire questo incarico. “Rendere sicuro il soggiorno in Egitto di turisti e pellegrini è compito primario del nostro Governo. Il cammino della Sacra Famiglia ha per noi un valore speciale e dunque prioritario”, ha detto la giovane donna, laureata in economia all’università americana del Cairo, che ha lavorato come economista presso il Fondo monetario internazionale a Washington, prima di entrare a far parte della Banca centrale d'Egitto. Il ministero agirà “in stretta e costante collaborazione con tutte le altre autorità preposte alla sicurezza per assolvere a questo compito”. Speciali misure riguardano uno dei possibili itinerari che prevede il passaggio nella penisola del Sinai, dove è situato il monastero di santa Caterina, area ancora segnata dalla presenza di miliziani Daesh. In quella zona si stanno adottando misure sempre più efficaci di sicurezza in collaborazione con la Provincia dei Sinai. Queste riguarderanno anche i siti archeologici della zona. Santa Caterina, nello specifico, non fa parte dell’itinerario della Sacra Famiglia ma rientra in quello dell’Esodo. La speranza è che i pellegrini possano visitare anche questo famoso monastero”, dice Al-Mashat. “Con questa iniziativa si vuole ribadire che l’Egitto è un Paese in cui si incontrano tutte le fedi. Siamo pronti ad accogliere i pellegrini che arriveranno da tutto il mondo e soprattutto quelli italiani”, sostiene la ministra, forte anche dei buoni risultati registrati dalla ripresa del turismo (lo scorso anno 255.148 italiani hanno scelto l’Egitto quale meta di vacanza, il 94 per cento in più rispetto ai 131.458 del 2016, concentrandosi sul Mar Rosso, con 65mila visitatori a Sharm el Sheikh e 86.300 a Marsa Alam).
Oltre al turismo culturale e a quello balneare, l’Egitto rilancia dunque su quello religioso, investendo circa 20 milioni di euro in infrastrutture per il percorso della Sacra Famiglia. E la protagonista del Cammino, Maria di Nazareth, è una figura che affascina la ministra, come donna e come musulmana. “La Vergine Maria gode tra gli egiziani, musulmani e non, di una grande venerazione. Nel Corano c’è una sura, un capitolo intero, dedicato alla Madre di Gesù. La sua storia, segnata da momenti di grande difficoltà e sofferenza, è ben nota agli egiziani. Il ruolo della Vergine è fondamentale, è una donna forte che ha unito la sua famiglia e questo per noi egiziani è importante. E’ una prova che Dio ha dato alla donna un ruolo importante in tutte le religioni. Per noi la Vergine è un esempio da seguire di unità, di forza e di coraggio”.
L’input decisivo a rilanciare il progetto, dice al-Mashat, è venuto dalla “ visita nel nostro Paese di papa Francesco, nell’aprile del 2017. Il cammino della Sacra Famiglia ci aiuta a diffondere messaggi di tolleranza di convivenza e in particolare di dialogo tra le religioni”.
Una conferma autorevole viene dal segretario egiziano di papa Francesco, padre Yoannis Lahzi Gaid: “Gli incontri tra il Grande Imam di al Azhar, al-Tayyib, e papa Francesco, sono la prova che si può parlare, dialogare e anche volersi bene tra persone di diverse religioni”, dice padre Gaid. “Prima non c’era dialogo, ma distanza, c’era un po’ di ‘austerità’, l’uno verso l’altro. Adesso che c’è dialogo, c’è un’amicizia profonda, c’è stato uno spezzare il pane tra il Grande Imam e papa Francesco a Santa Marta. Quindi tutte queste distanze si sono mostrate inesistenti. Esistevano solo perché non c’era il dialogo”. Parlando poi del pellegrinaggio sul cammino della Sacra Famiglia il segretario di Francesco aggiunge che “nella Bibbia e nella storia, anche quella della Chiesa, l’Egitto è stato sempre ricordato come la terra che ha dato rifugio a Cristo, a Maria e a Giuseppe. Si tratta di un evento storico molto antico che onora questo Paese. Vale la pena ricordare che per la prima volta nella storia dell’Egitto moderno, nella nuova Costituzione, si sottolinea che l’Egitto è stata la terra che ha ospitato la Sacra Famiglia. Il viaggio del Papa ha dato a questo evento – molto sentito nella società, nella Chiesa ortodossa e cattolica e anche nella comunità islamica – un grande risalto”.
(Nella foto in alto: una foto del 2000 del Monastero di Santa Caterina sul Sinai)