Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la vita
La “Giornata per la vita” è stata voluta dai Vescovi italiani, ogni prima domenica di febbraio, per determinare nei cristiani una forte reazione capace di superare i sentimenti di rassegnazione, assuefazione e di insuperabile sconfitta di fronte alla legalizzazione dell’aborto. Naturalmente l’azione pastorale della Chiesa si svolge in continuità tutto l’anno e non solo nella “Giornata per la vita”, ma in essa il popolo dei cristiani deve comprendere meglio la sua vocazione: quella di essere lo strumento per costruire insieme a tutti gli uomini di buona volontà la “civiltà della verità e dell’amore”.
Il tema della giornata 2022 è particolarmente bello: “Custodire la vita”. È il tema della prossimità e dell’accudimento dell’altro soprattutto nel momento della fragilità. Il messaggio, vibrante e intenso, è profondamente calato nel tempo che stiamo vivendo. L’orizzonte è ampio, ma leggendo riecheggiano le parole “per vedere tutto l’uomo, bisogna vedere solo l’uomo”, l’uomo cioè nella massima fragilità, quando non conta non ha potere, non ha forza né modo di difendersi, è minuscolo, povero al punto da non avere nulla se non la sua appartenenza alla famiglia umana. Perciò, custodire il bambino non nato, promuovere il suo diritto a nascere, prendersi cura della sua mamma, non è qualcosa che riguarda soltanto la vita nascente, ma riguarda tutta la vita, perché ci pone nella prospettiva in cui si può abbracciare tutto l’uomo e vedere tutto il panorama dell’umano, la società, la struttura del vivere insieme. Non è un caso, infatti che si sta facendo largo la mentalità eutanasica: scartato il più povero tra gli esseri umani è aperta la strada per scartare via via i più fragili, coloro che sono poveri in termini di salute, autonomia, godibilità della vita, efficienza... Il messaggio dei Vescovi è chiaro quando collega la pretesa del “diritto di aborto” alla richiesta referendaria sul fine vita. Ma va presa sul serio, meditata, incarnata la custodia dell’altro: «Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione […] La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia», si legge.
La custodia della vita ha urgente bisogno della forza e del coraggio delle donne; alla luce della maternità tutta la società è chiamata a farsi grembo di ogni madre in difficoltà di fronte all’accoglienza di una nuova vita e a farsi grembo di ogni altra fragilità.