Sono un educatore del gruppo giovani dell’oratorio e padre di due adolescenti. Il gruppo giovani è formato da ragazzi over 19 anni che hanno terminato le superiori. Negli incontri emerge di frequente il tema dell’amore: c’è chi ha relazioni ancora iniziali, c’è chi invece è insieme da tempo e sta vivendo rapporti più consolidati, c’è chi non ha mai avuto una storia. Fanno varie domande. C’è il ragazzo che non ha mai avuto la ragazza e si chiede se mai riuscirà a vivere questa esperienza, c’è la ragazza che vorrebbe capire se il suo ragazzo è quello giusto per mettere in piedi una famiglia... Li vedo da una parte desiderosi di relazioni che durano “per sempre”, dall’altra sono dubbiosi e le considerano “a tempo”, cioè che potrebbero finire da un momento all’altro. Sul sesso, mi sembra che la maggior parte non si ponga problemi se farlo prima del matrimonio. Ne parlo con mia moglie, ma a volte mi trovo in difficoltà a trattare questi argomenti. Come educatori, avremmo bisogno di una riflessione più ampia e condivisa.
IGNAZIO
Caro Ignazio, innanzi tutto, ti faccio i complimenti per il tuo lavoro. Ci vuole coraggio per affrontare questi temi non facili. In primo luogo perché la sessualità e la capacità di amare sono molto legate alle diverse storie personali di ciascuno: ciò richiede delicatezza e rispetto. Inoltre, viviamo un periodo in cui sono cambiati profondamente il signicato e le caratteristiche della sessualità. Le riessioni approfondite di questi anni su quanto di naturale e quanto di culturale ci sia nell’essere maschio o femmina hanno reso questa materia assai più complessa e variegata. Esiste una forte influenza su questi temi da parte dei social e delle narrazioni più diffuse tra i giovani (ad esempio le serie tv). E purtroppo si avverte una certa resistenza nei confronti dei progetti di educazione alla sessualità nelle scuole e nelle altre realtà educative, che non è solo preoccupazione verso i contenuti, ma talvolta una vera e propria negazione della possibilità di parlarne. Due riessioni (fra le molte) da affrontare con i giovani mi sembrano però imprescindibili. Prima di tutto va affrontato in modo concreto il rispetto delle differenze e dell’unicità di ogni persona. Cosa non facile, dati i diffusi atteggiamenti narcisistici e individualistici, puntati più sull’affermazione e realizzazione di sé che sull’idea di costruzione di un bene comune, a partire dalla condivisione di coppia. Forse per questo il “per sempre” appare una meta attraente ma poco realistica per molti giovani. In secondo luogo, occorre imparare sempre di più a esprimere i propri sentimenti e capire quelli degli altri: un vero e proprio allenamento a “trovare le parole” e ad ascoltare. A parlarsi guardandosi negli occhi anziché in chat, dove mi sembra che, più che ascoltarsi, ciascuno ripete all’innito le proprie affermazioni senza ascoltare l’altro.