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venerdì 18 aprile 2025
 
 

Da oggi chiamatela Telecom Spagna

25/09/2013 

“Hola, diga?”. Adesso potete chiamarla Telecom Spagna. Con il solito gioco di scatole cinesi all’italiana (l’insuperabile e insuperato modello Cuccia) il principale gruppo italiano di telecomunicazioni, uno dei tanti gioielli nazionali che negli anni ’50 si chiamava Stipel e dagli anni ’60 in poi Sip, è diventata spagnola. Ora fa capo a Telefonica, il colosso guidato da Cesar Alierta, che nel 2007, otto anni dopo la privatizzazione del gruppo (quando al governo c’era massimo D’Alema, con la sua “merchant bank in cuis i parla italiano”), aveva fatto un’ “operazione di sistema” insieme con Generali, Mediobanca e Intesa San Paolo per possedere il 22,4 per cento del colosso delle tlc attraverso Telco, la holding di Telecom che nomina la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione.

Lunedì le due banche e la società di assicurazioni hanno ceduto azioni e debiti della finanziaria al gruppo di Madrid per farla salire dal 46 al 66 per cento del capitale. E oplà, il gioco è fatto. Telecom è spagnola.    E così l’Italia perde un altro pezzo strategico della sua industria, in questo caso quella legata alle telecomunicazioni, dopo che aveva già perso gli altri gestori telefonici consegnandoli, per dirla alla Geronzi, ai “foresti”. Le aziende di telecomunicazione guidano lo sviluppo delle infrastrutture, la banda larga, sono cruciali nella modernizzazione della pubblica amministrazione, nello sviluppo dell’economia e dell’occupazione. E’ una perdita non da poco per il Paese. E infatti ieri in Parlamento c’erano più coccodrilli in lacrime che in un emporio della Lacoste. L’operazione “Telecom Spagna” ha sollevato un vespaio tra politici i e sindacati, mentre Palazzo Chigi si caratterizzava in un assordante silenzio, interrotto solo da qualche dichiarazione d’ufficio, nel giorno in cui giungeva anche la notizia che Air France era salita nel capitale di Alitalia. E anche l’ex amministratore delegato di Banca Intesa nonché ex ministro delle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera ha fatto sapere con un tweet che la decisione dei grandi soci italiani è “pessima”.

Ma il più ineffabile è stato il presidente di Telecom (Italia) Franco Bernabé, il quale ha asserito di aver saputo della lieta novella dai comunicati stampa! Naturalmente nessuno ha lontanamente prospettato le dimissioni. E perché mai?   Tra l’altro il passaggio di mano avviene senza interessare il 77,55 per cento del capitale di Telecom, che appartiene ai piccoli azionisti. Tutto si svolge attraverso il cavallo di Troia di Telco, all’interno del sistema messo a punto sette anni fa dalle due banche, il gruppo assicurativo del Leone e l’impresa spagnola. L’operazione non dovrebbe avere ricadute sul piano occupazionale. Almeno così dice l’ad di telecom Marco Patuano: “Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno”. Ma i sindacati parlano di 16 mila posti di lavoro a rischio. Il gruppo di Madrid certamente metterà a punto molte operazioni di sistema, come la fusione tra Telecom Argentina e Telefonica Argentina, il primo e il secondo gestore del Paese sudamericano.

In Brasile invece è probabile che venda Tim Brasil,  poiché il colosso guidato da Alierta possiede già Vivo e in quel Paese è vietata la sovrapposizione di concessioni. Telecom Italia e Telefonica sono destinate a fondersi. E a quel punto il nuovo gruppo diverrà il primo in Europa a livello di tlc. Un gruppo spagnolo.

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