La natura dà una mano a curare numerosi disturbi. Prima della moderna farmacopea industriale, prima delle medicine, erano soprattutto i religiosi che nei conventi coltivavano l’arte di curare con erbe e infusi. Non a caso i monasteri erano sempre provvisti di orti con piante medicinali e affiancati da vere e proprie farmacie che conservavano pozioni medicamentose. Questa cultura, sostituita dalla chimica industriale (o di sintesi), è sopravvissuta grazie all’amore di alcune comunità di religiosi che ancora preparano tali medicine tratte dalle erbe. I Carmelitani scalzi di Venezia sono noti per l’Acqua di Melissa, il rimedio terapeutico per eccellenza della tradizione carmelitana che i frati producono da tre secoli, tramandandosi una ricetta rimasta inalterata fin dall’inizio del XVIII secolo.
Utilizzata inizialmente come antidoto alle epidemie, soprattutto di peste, questo preparato fitoterapico si è rivelato utile anche per curare numerose patologie: dalle forme di somatizzazione dell’ansia a carico dell’apparato gastroenterico, svolgendo un’azione sedativa e, al contempo, antispastica sulla muscolatura liscia addominale; ad infezioni virali e batteriche, all’Herpes simplex labiale, fino alla inibizione della proliferazione di alcune cellule maligne, in particolare quelle appartenenti a tumori estrogeno-dipendenti (cancro al seno, cancro all’ovaio, carcinoma dell’endometrio uterino).
Studi clinici e farmacologici hanno rivelato che l’olio essenziale di Melissa agisce sul sistema nervoso centrale: è molto utile per migliorare la memoria, la concentrazione e le funzioni cognitive. I metaboliti di questa erba attivano specifici ricettori della corteccia frontale, con evidenti miglioramenti delle performance cognitive. Può essere indicato negli stati di ansia, insonnia, vertigini psicogene, fame nervosa, cefalee tensive, disturbi dell’umore. A queste proprietà si associano effetti antiossidanti grazie alla presenza dei flavonoidi che contrastano i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare e di numerose malattie.
Questo preparato, presente anche su Federfarma, può essere considerato la medicina che racchiude in sé, per i paesi sottosviluppati, la possibilità di guarire senza ricorrere ad altri farmaci estremamente costosi, mentre nelle civiltà sviluppate può permettere di ridurre sensibilmente l’introduzione nell’organismo di sostanze chimiche, come gli antibiotici, allontanandone l’assuefazione. Recenti studi hanno rilevato che i nostri pensieri influiscono in modo prioritario sulle funzioni del cervello, che è dimostrato avere la capacità di dare ordini di ripristino e quindi di riparazione fino a riportare il nostro corpo alla normalità da ogni malattia e disarmonia. Per questo l’Acqua di Melissa è una pozione efficace che ci aiuta a guarire.
I padri Carmelitani scalzi di Venezia vorrebbero tornare a un flusso di vendite di questo preparato quale era quello nella Venezia del 1930, pari almeno a 20.000 pezzi al mese. Oggi ne vengono venduti circa 20.000 in un anno.
La storia dell’Acqua di Melissa è quasi avventurosa. Tutto ha inizio nel 1611 quando i frati carmelitani scalzi di Parigi inventarono un rimedio terapeutico digestivo, chiamato Alcolato di Melissa, a base di nove spezie e quattordici piante, tra le quali figurava la melissa officinalis. Questo può considerarsi il predecessore dell’Acqua di Melissa veneziana. All’inizio del Settecento, un frate carmelitano scalzo del convento di Venezia, recatosi nella capitale parigina, ebbe occasione di conoscere l’Alcolato di Melissa, ampiamente utilizzato dalla popolazione, e, una volta tornato in laguna, forse con l’aiuto di un erborista veneziano, decise di produrre qualcosa di simile, personalizzando la ricetta francese e sostituendo la Melissa officinalis con la Melissa moldavica, coltivata dai frati nei loro orti.
L’anno di nascita dell’Acqua di Melissa è il 1710 in un edificio del convento annesso a Calle Priuli del Cavalletti, dove i frati crearono una distilleria per creare l’olio essenziale e confezionare il prodotto finito. Nel 1754 un decreto della Repubblica Serenissima assegnò ai frati carmelitani scalzi di Venezia l’esclusiva nella produzione e vendita dell’Acqua di Melissa, così da tutelare i religiosi da possibili contraffazioni. Il prodotto si diffuse, in breve tempo, tra la popolazione che lo considerava una sorta di panacea per curare tanti comuni disturbi. La sua notorietà fu tale che persino Carlo Goldoni la menzionò nelle sue commedie. Probabilmente ne era venuto a conoscenza tramite il padre, Giulio Goldoni, che commerciava in balsami ed essenze.
Con il tempo questa memoria e la conoscenza delle virtù del preparato, si sono perse. Il rinato interesse verso la medicina naturale potrebbe far riscoprire l’Acqua di Melissa.