(Le immagini sono tratte dal sito della Coldiretti, www.coldiretti.it)


Ce n’è per tutti i gusti. Si va dai “kapeleti” alla “mortadela”, dal “parmezali” agli “spagetti alla bolognese” che con la ricetta del ragù cucinato sotto le due torri, ovviamente, nulla hanno a che fare
. Eppure prodotti come questi si possono trovare negli scaffali dei supermercati di tutta Europa e nel mondo, con nomi che suonano italiano appositamente per trarre in inganno l’ignaro consumatore. Il mercato agroalimentare dei falsi prodotti italiani, secondo il dossier della Coldiretti presentato nei giorni scorsi a Bologna, ha un valore di oltre 60 miliardi di euro.
Si tratta di prodotti che tolgono spazio al vero made in Italy, che nel 2015 ha raggiunto il record storico di esportazioni agroalimentari di 36,8 miliardi, con un netto raddoppio negli ultimi dieci anni. In cima alla lista delle eccellenze il vino, l’ortofrutta, la pasta, i formaggi, l’olio d’oliva, i salumi. Parallelamente alla crescita di questo mercato però è andata crescendo una vera e propria forma di “pirateria agroalimentare”, con un vertiginoso aumento della contraffazione dei marchi italiani che si risolve in un danno enorme al nostro export, arrivando a fatturare coi “falsi” una cifra quasi doppia.
Secondo la denuncia di Coldiretti, che ha condotto la sua indagine insieme ai Carabinieri del Nucleo antisofisticazioni, due prodotti “tricolori” su tre venduti nei supermercati esteri non hanno nulla a che fare con il nostro Paese. In cima alla classifica del falso made in Italy ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l'Asiago o la Fontina. Poi i salumi dal Parma al San Daniele, gli extravergine di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Falsificazioni che si ritrovano facilmente negli Stati Uniti, in Australia, in Sud America ma anche nella nostra Europa. Non è una stima da poco se si considera che, sempre secondo il dossier della Coldiretti, dalla lotta alla contraffazione dei prodotti alimentari italiani di qualità potrebbero nascere 300.000 posti di lavoro.
Durissima l’accusa del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. Prodotti del genere sarebbero illegali in Italia ma «l’Unione Europea, anziché difendere le distintività territoriali, spinge per un appiattimento verso il basso delle normative sotto il pressing delle multinazionali, per dare spazio a quei Paesi che non possono contare su una vera agricoltura e puntano su trucchi e espedienti per poter essere presenti sul mercato del cibo».