iPapa Francesco saluta quanti hanno assistito alla sua partenza dall'aeroporto di Tel Aviv prima di entrrare nell'aereo che l'avrebbe riportato in Italia, al termine del suo pellegrinaggio di tre giorni in Terra Santa. Foto Reuters.
Con la Messa
celebrata dentro il Cenacolo, si è concluso nel pomeriggio di lunedì 26 maggio ieri il pellegrinaggio del Papa in Terra
Santa. Un intreccio di eventi e di incontri carico di
significati, ricco di emozioni. Nonostante la fatica, nel viaggio di ritorno
il Papa si è intrattenuto sull’aereo con i giornalisti al seguito per
circa 50 minuti, affrontando i temi più scottanti dell’attualità. Ecco il resoconto pubblicato dalla Radio Vaticana nel suo sito web.
Papa Francesco ha risposto in modo
semplice e diretto alle domande a tutto campo dei giornalisti. A partire
dal suo invito ai due presidenti Peres a Abbas a pregare in Vaticano
per la pace. Non sarà una mediazione ma un momento di preghiera:
“Io prego tanto il Signore
perché questi due dirigenti, questi due governi abbiano il coraggio di
andare avanti. Questa è l’unica strada per la pace”.
Di Gerusalemme ha parlato dal punto
di vista religioso, come la “città della pace delle tre religioni”.
Con
il patriarca Bartolomeo – ha poi affermato il Papa – “abbiamo parlato
dell’unità: ma l’unità si fa nella strada, l’unità è un cammino. Noi non
possiamo mai fare l’unità in un congresso di teologia”, come aveva
detto Atenagora a Paolo VI: “Noi andiamo insieme, tranquilli, e tutti i
teologi li mettiamo in un’isola, che discutano tra loro!”. Quindi – ha
proseguito – si tratta di “camminare insieme, pregare insieme, lavorare
insieme” e aiutarci. Uno dei punti di cui hanno parlato è la Pasqua, che
ancora oggi cattolici e ortodossi celebrano in date diverse:
“Perché è un po’ ridicolo:
‘Ma dimmi, il tuo Cristo quando resuscita?’. ‘La settimana prossima’.
‘Eh, il mio è resuscitato la scorsa’ … la data della Pasqua è un segno
di unità!”.
E sul suo rapporto con Bartolomeo ha detto:
“Con Bartolomeo parliamo come
fratelli! Ci vogliamo bene, ci raccontiamo difficoltà del nostro
governo. E una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il problema
dell’ecologia. Lui è molto preoccupato: anche io. Abbiamo parlato
abbastanza di fare insieme un lavoro congiunto su questo problema”.
Il Papa parla con i giornalisti durante il volo di ritorno a Roma, al termine del suo pellegrinaggio di tre giorni in Terra Santa. Foto Reuters.
Ad una domanda sugli abusi su minori
da parte di sacerdoti ha risposto che è come tradire il Corpo del
Signore, “è come fare una messa nera” e nelle indagini “non ci saranno
figli di papà”, non esisteranno privilegiati. Poi ha annunciato un
prossimo incontro:
“Ci sarà una Messa con otto persone che hanno subito abusi, a Santa Marta, e poi una riunione
con loro: io e loro … Su questo si deve andare avanti, avanti:
tolleranza zero”.
Riguardo alla riforma della Curia ha
osservato che si è “a buon punto”: si opera per alleggerire la
struttura, “ad esempio accorpando i dicasteri”. “Uno dei punti chiave è
stato quello economico”: a luglio e settembre ci saranno altre riunioni.
Riguardo agli scandali, ha ricordato quando Gesù ha detto che è
inevitabile che ci siano: “Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno”:
“il problema è evitare che ci siano in più”, nella amministrazione
economica ci vogliono “onestà e trasparenza”. Quindi ha citato i Padri
della Chiesa: “Ecclesia semper reformanda”, “dobbiamo stare attenti a
riformare ogni giorno la Chiesa, perché siamo peccatori, siamo deboli”.
Per quanto riguarda lo Ior ha ricordato che sono stati chiusi centinaia
di conti di persone che non ne avevano diritto. “Lo Ior – ha detto - è
per l’aiuto alla Chiesa”.
Parlando del Sinodo sulla famiglia ha
confessato che gli dispiace che alcuni, anche persone di Chiesa,
riducano tutto alla casistica della comunione o no ai divorziati
risposati. Come aveva già affermato Benedetto XVI – ha sottolineato -
bisogna studiare le procedure di nullità e “chiarire che i divorziati
non sono scomunicati” perché “tante volte sono trattati da scomunicati”.
Riguardo al celibato dei preti ha
ribadito che è una regola di vita che apprezza, è “un dono per la
Chiesa”, ma “non è un dogma” e dunque “sempre c’è la porta aperta”,
anche perché ci sono già preti cattolici sposati nei riti orientali.
Ha parlato poi dei suoi prossimi
viaggi in Asia: Corea del Sud in agosto e poi Sri Lanka e Filippine, in
programma per gennaio nelle zone colpite dallo tsunami. Ha parlato dei
cristiani perseguitati: “in questo tempo ci sono più martiri che non ai
primi tempi della Chiesa”. E sull’attuale sistema economico ha ribadito
che uccide e scarta perché a comandare è il denaro. Quindi ha risposto
ad una domanda su una sua eventuale rinuncia al Papato:
“Io farò quello che il
Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare di fare la volontà di Dio.
Benedetto XVI non aveva più le forze, e onestamente, da uomo di fede,
umile qual è, ha preso questa decisione. Settant'anni fa i vescovi
emeriti non esistevano. Cosa succederà con i Papi emeriti? Dobbiamo
guardare a Benedetto XVI come a un'istituzione, ha aperto una porta,
quella dei Papi emeriti. La porta è aperta, ce ne saranno altri o no,
Dio solo lo sa. Io credo che un vescovo di Roma se sente che le forze
vanno giù deve farsi le stesse domande che si è fatto Papa Benedetto”.