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lunedì 09 settembre 2024
 
IL COLLE VERSO IL RICAMBIO
 

Dal Patto del Nazareno al Patto del Quirinale

21/12/2014  Sono iniziate le grandi manovre per l'elezione del successore di Giorgio Napolitano. Sulla carta lo sceglie Renzi con l'avallo di Berlusconi. I numeri sono dalla loro parte. Ma gli ostacoli e i franchi tiratori sono molti.

Liquidata la Legge di Stabilità, nei Palazzi della politica ormai si pensa al successore di Giorgio Napolitano. Re Giorgio darà le dimissioni a fine anno, o al massimo il 13 gennaio, con la scadenza naturale del semestre italiano alla presidenza europea. Sulla carta, il dodicesimo presidente della Repubblica italiana sarà frutto di quello che è già stato ribattezzato il Patto del Quirinale (figlio riconosciuto del Patto del Nazareno) tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. I numeri sono dalla loro parte.  I due possono contare su 740 grandi elettori (sui complessivi 1009): 460 parlamentari del Pd, 80 Ncd, 30 parlamentari delle autonomie e la pattuglia dei 20 di Scelta Civica. Se a questi 590 tra deputati, senatori e rappresentanti delle Regioni aggiungiamo i 150 di Forza Italia, arriviamo a 740. Cui potrebbero aggiungersene almeno un'altra decina del gruppo misto. Dunque il capo dello Stato verrà scelto da Renzi con il “placet” di Berlusconi. Dal quarto scrutinio infatti basteranno 550 elettori per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Tutto semplice? Naturalmente no.

Il premier-segretario Renzi, cui spetta la scelta dei nomi, sa bene che all’interno del suo partito i franchi tiratori sono un esercito. Il suo predecessore Bersani, tradito dalla fronda dei 101 (molto probabilmente capitanati da Massimo D’Alema) ne sa qualcosa. Alle ultime elezioni quirinalizie l’ex segretario del Pd non riuscì a far passare il suo candidato Romano Prodi, nonostante fosse stato approvato per acclamazione in un’assemblea straordinaria del Pd. Renzi, che vuole elezioni più rapide possibili, non vuole fare l’errore del suo predecessore. E infatti ha deciso di sottoporre ogni passo, ogni candidatura, al giudizio dell'assemblea dei grandi elettori del Pd, formata dai capigruppo e da altre cariche di vertice del partito. Un metodo che dovrebbe portare a scelte condivise ed evitare trappoloni. Si sa che i deputati del Pd non riflettono il consenso renziano, perché sono stati eletti prima del suo avvento alle segreteria. La “minoranza” costituita dalla vecchia guardia e dai suoi oppositori potrebbe approfittare proprio del Quirinale per una resa dei conti.

Renzi ha avuto un colloquio di oltre due ore con Romano Prodi, ma l’ex presidente della Commissione europea ha premesso che non ci sta a farsi bruciare per la seconda volta. Anche perché il candidato deve essere gradito a Berlusconi e la proposta di Prodi, il grande sfidante del Cavaliere (l’unico che lo ha sconfitto alle elezioni), è sempre stata considerata come una provocazione.  Non è un caso che il leader della Sinistra ecologia e libertà Vendola lo abbia proposto a Renzi. Una sorta di polpetta avvelenata, che potrebbe sparigliare i giochi, mandare all'aria il Patto del Nazareno (o del Quirinale, chiamtelo come volete) e attrarre molti deputati malpancisti “dem” nella sfera vendoliana. D’altro canto nemmeno Berlusconi è sicuro di controllare i suoi 150 deputati e senatori. Dunque è probabile che il nome del dodicesimo capo dello Stato sia ancora nascosto tra le carte di Renzi. Un uomo o una donna di grande statura morale e istituzionale, lontana dai giochi della politica.

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