Ci sono tematiche che trascendono i confini delineati intorno alle categorie di pensiero proprie dell’ala destra e dell’ala sinistra della politica italiana. Una di queste, di cui si sta discutendo proprio in questi giorni, è la maternità surrogata. È apparso infatti recentemente su Change.org, la piattaforma online di campagne sociali, un appello rivolto direttamente al Parlamento italiano che riprende la sentenza n. 272 del 2017 e n. 33 del 2021, per la quale la gestazione per conto di altri “(…) offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo, spesso a scapito delle donne maggiormente vulnerabili sul piano economico e sociale”.
La particolarità di questa petizione e che ha attirato l’attenzione di molti sta nel fatto che le firme fin ora raccolte provengano dagli ambiti e dalle fazioni politiche più disparate e non solo dal mondo cattolico: psicologi psicoterapeuti, senatori, consiglieri comunali e regionali, filosofi, professori e docenti universitari, sindaci, imprenditori, dirigenti, avvocati, attivisti. Uomini e donne, anche esponenti eminenti del Partito Democratico (per citarne solo alcuni: Massimo Bulbi, Manuela Rontini, Matteo Daffadà, Francesca Maletti, Gigi Molinari, Giuseppe Paruolo, Ottavia Soncini), segretarie e rappresentanti di Arcilesbica (come Flavia Franceschini, Segreteria nazionale ArciLesbica Milano, o Cristina Gramolini, presidente ArciLesbica nazionale), persino attiviste di Resistenza Femminista.
La questione - sollevata proprio dalla rete No gpa, acronimo che sta per No Gestazione Per Altri - nasce in seno alla proposta di legge che Fratelli d’Italia ha fatto per rendere reato il ricorso alla maternità surrogata, anche all’estero. La prospettiva è quella di proteggere i diritti delle donne e dei bambini, soprattutto di tutti coloro che provengono da paesi in via di sviluppo e che versano in condizioni socio-economiche precarie, se non al limite dei diritti umani.
Il testo continua: “È in Parlamento, dove si formano le leggi e si individuano i percorsi normativi, che oltre a confermare la contrarietà alla maternità surrogata e prevedere un maggior controllo sull’applicazione della norma, occorre spingere a livello UE e ONU per una messa al bando di tale pratica in sede internazionale. E al tempo stesso vanno risolte questioni che necessitano di un quadro giuridico certo nell’interesse preminente dei bambini, così come sollecitato da Cassazione e Corte Costituzionale”. L’appello quindi non si limita ai confini nazionali ma viene esteso anche all’Europa, per una regolamentazione della vicenda sovranazionale che accomuni tutti i paesi membri dell’Unione. La necessità di un “quadro giuridico certo”, poi, fa riferimento principalmente a quei bambini che sono nati all’estero da madri surrogate e ai quali spetta parimenti una tutela dei diritti, come sottolineato da Cassazione e dalla Corte Costituzionale.