Papa Francesco all'Angelus derllo scorso 4 agosto
È una grande gioia apprendere che l’articolo sul Perdono d’Assisi, pubblicato lo scorso 31 luglio sul sito di Famiglia Cristiana ha raggiunto un inimmaginabile totale di visualizzazioni, tra quelli più alti di sempre. Come spiegare il forte trasporto, l’interesse vivo su questa semplice spiegazione di un’antica pratica che permette di lucrare l’indulgenza plenaria dal 1° agosto alla mezzanotte del 2 in tutte le chiese parrocchiali e francescane del mondo e ogni giorno dell’anno, visitando la Porziuncola?
Per comprenderlo dobbiamo andare all’interiorità dell’uomo, a ciò che si nasconde nel suo animo dietro ogni accanimento suggerito dall’orgoglio, dietro ogni conflitto acceso e duraturo: c’è sempre un senso di stanchezza, un bisogno di ritrovare quiete e armonia, di ricominciare a vivere senza gli orpelli del rancore, senza permettere al male di provocare conseguenze ancora più dolorose e distruttive.
Voglio ricordare le coinvolgenti parole del Santo Padre all’Angelus dello scorso 4 agosto a proposito di quanto sta accadendo in Medio Oriente e in altre aree del mondo martoriate dalla guerra, dall’Ucraina al Myanmar.
«Gli attacchi, anche quelli mirati e le uccisioni», ha detto papa Francesco, «non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta. Basta, fratelli e sorelle! Basta! Non soffocate la parola del Dio della Pace ma lasciate che essa sia il futuro della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero! La guerra è una sconfitta!».
Ecco, sono convinto che quel “Basta!” pronunciato dal Papa sia nascosto nel cuore dei più e che bisogna farlo risuonare il più possibile, fare in modo che diventi un grido comune più forte del male e delle divisioni. Tutti i quotidiani, tutte le riviste dovrebbero mettere in prima pagina queste parole del Santo Padre, un vero e proprio dono, perché il suo “Basta!” può davvero scuotere coloro che alla pace preferiscono la guerra, può spingere i grandi della terra che possono porre fine ai conflitti. Le guerre colpiscono in particolare sempre i più deboli, a partire dai bambini, e quindi rendono ancora più crudele l’egoismo, la prepotenza e l’orgoglio degli adulti. E la stessa dinamica vale appieno per le gravi discrepanze della nostra quotidianità che provocano sempre nuove sofferenze bersagliando i soggetti più vulnerabili.
Il Perdono di Assisi, è un segno di speranza e il richiamo che esercita ne rivela tutta la grande potenzialità. Ci dice che possiamo e dobbiamo fermare la logica della vendetta e dell’odio. Ci si innamora del Perdono d’Assisi perché custodisce e promuove delle spinte straordinarie: il poter ricucire gli strappi, riprendere le relazioni fraterne, ricominciare il cammino. In questo c’è la nostalgia più profonda del cuore umano.