Gli italiani hanno scelto. La lunga notte dello scrutinio è stata illuminata dal bagliore del M5S e dal tuono della Lega. Ma, a urne chiuse, le principali agenzie di stampa estera si sono affrettate a fotografare la situazione: «L’Italia è senza maggioranza». Le elezioni politiche del 4 marzo sono state vinte dalla coalizione del Centrodestra mentre il M5S, con oltre il 32 per cento dei voti, è il primo partito. Il Centrosinistra e il Pd sono invece scesi al minimo storico dei consensi, perdendo la loro base storica.
Liberi e uguali di Grasso ha superato di poco la soglia del 3 per cento. Si temeva che il partito dell’astensione condizionasse il voto, invece l’affluenza del 73 per cento – due punti in meno rispetto alle politiche del 2013 – ha tenuto, se si considera che in Germania nelle ultime politiche ha votato il 76 per cento degli elettori, mentre in Francia il 48.
Come un uragano il consenso elettorale ha mandato in crisi le appartenenze politiche e ha premiato la Lega e il M5S sui temi della sicurezza e della gestione degli immigrati al Nord e della protesta economica e della disoccupazione al Sud. Sono state scelte le due forze più antieuropeiste, almeno a parole, ma il voto ha soprattutto canalizzato paure sociali e una speranza di cambiamento, punendo tutto ciò che era istituzionale. Basti un esempio: all’uninominale non sono stati eletti ministri del calibro di Franceschini e Minniti. Queste votazioni segnano un prima e un dopo della vita politica del Paese: il Parlamento si rinnoverà del 60 per cento dei suoi membri, mentre tutto ciò che ha il sapore di tradizionale – linguaggio, metodo eccetera – è giunto a un capolinea.
Rimane una domanda: quali forze governeranno il Paese? Il nuovo Parlamento si riunirà il 23 marzo per eleggere i presidenti di Camera e Senato, da quel momento emergeranno le alleanze che sosterranno il nuovo Governo. Si affievolisce la possibilità di una maggioranza di larghe intese e, se il Pd sceglierà di rimanere all’opposizione, il M5S potrebbe governare con la Lega o insieme alla coalizione del Centrodestra. Nessuno ha la forza di governare da solo.
Per allontanare lo spettro di nuove elezioni, occorre appellarsi alla responsabilità di chi ha in mano le sorti del Paese, perché il bene di tutti sia superiore a quello delle singole forze politiche. Anche l’elettorato cattolico – il cui voto è stato spalmato su quasi tutte le forze scese in campo – non è esente da questa responsabilità. Anzi, questa nuova fase potrebbe rappresentare un nuovo risveglio culturale e di impegno sociale delle coscienze per distinguere e promuovere le scelte politiche conformi al Vangelo e fare obiezione di coscienza sulle altre.