Uno dei “bocconi amari” per il
non profit è la maggior tassazione
dei dividendi percepiti dagli
enti non commerciali: la base
imponibile dei dividendi sale infatti
dall’attuale 5 per cento al 77 per
cento. Nel mirino ci sono soprattutto le
fondazioni di origine bancaria.
«Siamo passati dai 100 milioni di euro
del 2011 ai 340 milioni previsti per
quest’anno e ai 360 che stimiamo di dover
pagare nel 2015», ha scritto tra gli altri
Giuseppe Guzzetti, presidente
dell’Acri, l’associazione di categoria, in
occasione della recente Giornata mondiale
del risparmio. «In pochi anni la
tassazione è praticamente quadruplicata,
tenendo conto anche dell’aumento
dal 12,5 al 20 per cento dell’imposta sulle
rendite finanziarie introdotta dal governo
Monti nel 2012. Per di più la norma
sui dividendi prevede la retroattività, colpendo le fondazioni nella parte finale
dell’anno, quando le risorse sono
in esaurimento, con effetti che non possiamo
prevedere sulle erogazioni».
I dividendi su queste partecipazioni,
insieme alle rendite finanziarie, rappresentano
la fonte primaria di reddito
per queste istituzioni, che sono il principale
sostegno privato alle attività del
non profit italiano. Per essere chiari:
meno soldi alle fondazioni, meno risorse
al non profit.
Tra i progetti in fumo
anche quelli dedicati all’housing sociale,
ovvero l’edilizia popolare. Antonio
Miglio, presidente della Fondazione Cassa
di Risparmio di Fossano, parla di un
esborso di 360 mila euro. «Per farvi fronte
», commenta «dovremo annullare
due progetti per i ragazzi del territorio,
uno riguarda la lingua inglese (circa 100
mila euro), l’altro promuove lo sport
giovanile e vale 170 mila euro. Per il resto
taglieremo sulla struttura. Salveremo
i progetti destinati al disagio sociale
più grave».
Certificare l'eccellenza
Il progetto
“Fossano certifica l’eccellenza” è dedicato
allo studio dell’inglese nelle scuole
primarie del territorio, avviato fin dal
2009. «L’anno scorso», conclude Miglio,
«avevamo 214 studenti tra elementari e
medie; di questi, 170 hanno poi conseguito
la certificazione internazionale.
Ma dovremo farne a meno».