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venerdì 08 novembre 2024
 
 

«Datemi un computer e un accesso alla rete e vi troverò tutto»

19/11/2013 

Basta un computer. Potente, certo, ma sufficiente a tenere sotto controllo decine di telefoni, cellulari, pagine Facebook, conversazioni Skype, e-mail e Sms. Agente Fox (si fa chiamare così) da molti anni fa l’intercettatore per una procura del Nord. E ha vissuto la rivoluzione. «Un tempo, una sala intercettazioni era piena di macchine, delle specie di stampanti, ognuna delle quali registrava su bobine magnetiche le conversazioni telefoniche. Per le microspie era lo stesso: bisognava piazzarle – in macchina, in casa, dove c’era necessità – e poi si accumulava il materiale audio e video, che andava gestito, trasformato in file e trascritto».

«Oggi», continua Agente Fox, «se entrate in un centro d’ascolto, trovate solo un grosso terminale collegato a un server. La differenza la fanno i programmi, che permettono la gestione di un’enorme massa di dati». Prima servivano giorni per avviare l’intercettazione telefonica: era necessario spedire il mandato della procura, far partire un finto tecnico che tagliava fisicamente i fili e inseriva il duplicatore di linea, per farne arrivare un capo alla sala d’ascolto. «Ora si fa tutto in mezz’ora», spiega. «E sullo schermo vediamo pure lo spettrografo della voce».

Riguardo alle cosiddette intercettazioni “ambientali”: le microspie vanno sempre collocate ma anche in questo campo la tecnologia ha fatto passi da gigante: «Siamo in grado di evitare l’emissione di qualsiasi segnale, così che la persona sotto ascolto non rileva la “cimice”, oppure di vedere tramite microtelecamera cosa stanno facendo in un certo ambiente, il che evita possibili fraintendimenti». La differenza fondamentale? «Nell’epoca di Internet», conclude, «il luogo dove circolano le informazioni è uno solo: la grande Rete. Si controlla quella, e non sfugge nulla. Basta saper dove cercare».

 
 
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