Io e mia moglie siamo rimasti sorpresi, anzi addolorati, quando nei giorni scorsi nostro figlio di 9 anni ci ha buttato lì una domanda strana. Stavamo ascoltando le notizie alla Tv e parlavano della recente morte di Benedetto XVI e della Chiesa odierna guidata da papa Francesco. Non ci sembrava che Stefano stesse seguendo. Invece si è girato verso di noi e ci ha chiesto «Noi a chi teniamo?». Premetto che siamo una famiglia di credenti praticanti. Andiamo a Messa e frequentiamo la parrocchia... Non è certo educativo ammettere che esistano rivalità e gelosie anche fra chi dovrebbe camminare davanti a noi e insegnare una fede pura. EMANUELE
— Caro Emanuele, potevi rispondere: «Noi teniamo allo Spirito Santo che li ha scelti e mandati entrambi a guidare la Chiesa», ma mi rendo conto che non sono le risposte lapidarie a risolvere i dubbi dei bambini. Credo invece che abbiate una buona occasione per far riflettere Stefano sui molti carismi che esistono nel nostro mondo e i numerosissimi modi di vivere la fede, che sono una ricchezza e non un difetto. Prima però occorre specificare l’ovvia importanza di riconoscere i fatti e le cariche nella società civile e nella Chiesa, chi è chi e quali responsabilità ha. Che sia il Papa, un cardinale, un vescovo o il parroco. Al di là di queste, che costituiscono la realtà, c’è tutta la vastità dei sentimenti, delle propensioni e delle sensibilità differenti delle persone che stabiliscono con i pastori, vicini o lontani, sintonie o incomunicabilità, secondo i sottilissimi fili delle reazioni meditate o emotive.
Se ci pensi, accade la medesima cosa nel caso dei santi, che ciascuno di noi incontra, desidera conoscere, frequenta nella preghiera e arriva a considerare come un parente o un amico, con una passione che può corrispondere all’assoluto disinteresse di altri. Il mio si chiama sant’Espedito, il martire che tiene in mano la croce con scritto “oggi” e schiaccia sotto un piede la parola “domani”. Forse tu non l’hai mai sentito nominare: molti sostengono che non sia nemmeno esistito, frutto dell’invenzione della credenza popolare, ma questo non scalfisce quanto mi insegna. Per dire che potrai invitare tuo figlio a scegliere in prima persona a chi riferirsi, di chi leggere gli scritti, a chi affidarsi, evitando di mettersi nella scia di chi vorrebbe dare i voti e indicare agli altri la sola via giusta per credere.
Proprio in questi giorni gli sarà capitato di ascoltare anche le parole di Gianluca Vialli, un uomo che mi pare abbia insegnato molto sulla vita, oltre al campo di calcio, senza la pretesa di farlo e senza alcun accenno alla sua fede e alla sua ideologia e tantomeno a rabbia e risentimenti, che purtroppo talvolta rileviamo in chi, se non altro per ruolo, dovrebbe saperli gestire.