Il professore di Italiano di mio figlio ha il pallino della poesia. La fa studiare spessissimo e talvolta anche imparare a memoria. Ivan è portato per gli studi scientifici e fa già fatica a scrivere i temi e a superare le interrogazioni. Non gli interessa certo la poesia e non credo che gli sarà utile in futuro. Forse dovremmo far notare al prof che sarebbe meglio affrontare argomenti più moderni e che le passioni degli insegnanti non devono influenzare quelle dei ragazzi.
GIUSTINO
Caro Giustino, se cercavi una spalla, non l’hai certo trovata. Ma che cosa dici? Meno male che l’insegnante di tuo figlio ha una passione e la comunica. Mi preoccuperei molto di più se non ne avesse, come purtroppo talvolta accade, quando forse la stanchezza o la delusione anestetizzano gli entusiasmi di un tempo.
Quel che conta è seminare la strada di passioni, della possibilità di viverle e poi saranno i ragazzi a scegliere quali seguire. Sarebbe come dire che non bisogna raccontare amori, sfide, sogni perché tanto poi ognuno vivrà i propri, quando invece quel che serve a crescere è conoscere la possibilità che esistano e siano realizzabili. La poesia non serve? Ma dai... Non dirmi che non ti è mai capitato nella vita di ricordare improvvisamente un verso, magari anche senza identificarne l’autore, che illumina proprio quel pensiero o quell’emozione personale che stai vivendo, da “Amor ch’a nullo amato amar perdona” a “Il naufragar m’è dolce in questo mare” a “M’illumino di immenso”.
Non posso non ricordarti che «non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana: e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita». Lo diceva il professor Keating nell’Attimo fuggente, un film che non ha lasciato indifferente nessuno, che mi permetto di ricordarti visto che lo cita anche Guido Gregorini in un libro molto interessante sulla scuola e la vita che si intitola Felici di imparare (Ares). Un autore, oggi docente, sacerdote e rettore di un importante collegio, che si ricorda bene quel che cercava da ragazzo. Vedrai che anche se Ivan non salirà sul banco con i compagni per testimoniare la sua gratitudine al prof di italiano, qualcosa rimarrà di quelle poesie, fosse anche la chiarezza su quel che lo attrarrà, ma solo per un attimo, e quello che amerà davvero, per sempre.