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giovedì 10 ottobre 2024
 
Viva l'Italia
 

De Falco in ufficio, Schettino all'Università

25/09/2014  Destini rovesciati per i due protagonisti del naufragio della "Concordia". All'italiana, come sempre.

Il capitano di fregata De Falco (Ansa).
Il capitano di fregata De Falco (Ansa).

C'è persino quel filo di onomatopea dei nomi a renderli incompatibili: scivoloso e rotolante Schettino, imperioso e rapace De Falco. Suggestioni a parte, resta il fatto che le loro vicende si sono incrociate il 13 gennaio 2012, data infausta del naufragio della "Concordia" all'Isola del Giglio, e incrociate saranno per sempre, fino a diventare un eloquente esempio dell'Italia di oggi, di ieri e, ahinoi, di sempre.

Tutti ricordano che quella notte l'imperioso De Falco gridò nella radio quel "torni a bordo, ...!" destinato a finire pure sulle magliette, oltre che sui giornali e nei discorsi della gente. E che lo scivoloso Schettino, in un modo o nell'altro, a bordo proprio non tornò. Poi la storia è proseguita, all'italiana appunto. Schettino sotto processo ma pure protagonista di feste dell'estate modaiola e degli scoop dei rotocalchi e infine persino invitato a pontificare all'Università sul temma della gestione delle emergenze.

De Falco, il capitano di fregata, a lungo silente, viene ora trasferito: sempre a Livorno, ma dalla Capitaneria alla Direzione amministrativa. Dal comando del mare a quello di un ufficio, insomma. Dal servizio operativo alla burocrazia.

Che cosa c'è di più italiano di tutto questo? Del fatto che la fama ingloriosa è pur sempre più redditizia della discrezione efficace? Che avere amici serve più di avere superiori? Che se uno fa bene "sul campo" bisogna affrettarsi a spostarlo in ufficio, comunque lontano da dove aveva dato buona prova di sé? Pensiamoci, quando diamo tutte le colpe alla politica, alla "casta". La casta siamo noi. A quanto pare, militari compresi.

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