«Chi è l'uomo De Luca? Qual è la principale critica che fa a se stesso?».
È la domanda che posi al sindaco di Salerno a poche settimane dalle primarie del primo marzo.
La sentenza della Corte d'Appello, che confermava la sua decadenza, non era ancora stata emessa. Vincenzo De Luca, 65 anni, che era stato rieletto per la quarta volta alle elezioni comunali del 16 maggio 2011 ottenendo oltre il 74% dei consensi, e risultando il sindaco di un comune capoluogo più votato in Italia, era appena arrivato nel Vallo di Diano, a Sud di Salerno, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, per partecipare all'ennesimo incontro elettorale con i cittadini. La sua risposta, stranamente pacata, fu questa: «Questo devono dirlo gli altri. Le critiche devono farle gli altri».
E così scopri un un Vincenzo De Luca diverso: meno prevenuto verso quei giornalisti “non amici”. Perché normalmente non si dà alla stampa, se non a una selezionatissima scelta di una o più testate, e lì la strada è spianata e libera da domande scomode. Ma, dicevamo, oggi dimostra di sicuro un approccio umano diverso. Forse una tattica? Forse l'esperienza e il tempo che passa? O forse – semplicemente – il peso delle vicende giudiziarie sul suo stato d'animo? Potrebbe essere tutto e niente. Ma una cosa certa c'è: i 30.000 voti (su 77.830 totali) raccolti a Salerno, a cui fanno eco i 27.000 ottenuti a Napoli.
Ma perché votare un sindaco che è stato condannato? Che prima di dimettersi il suo braccio destro lo ha sostituito d'amblè? Avrebbe potuto ottenere l'effetto contrario, non essere più visto di buon occhio dai cittadini, e invece ha stravinto. De Luca è forse l'ultimo carismatico avamposto “moderno” della ex Democrazia Cristiana? Potrebbe. Forse lo zar di un impero di potere costruito su società partecipate con una conseguente capacità di “produrre” lavoro.
Sarà forse questo il segreto del suo successo, che lo porta a essere così amato dal suo popolo, dai salernitani e non solo. Come un padre di famiglia che – nonostante frasi dal provincialismo e dall'offesa assicurata («imbecille», giudizio rivolto al ministro Maurizio Lupi, come riportato anche dal Corriere del Mezzogiorno del 28 novembre 2013), a cui si associano le gesta tra le strade di Salerno in cui inveisce contro i clochard - può apparire rassicurante sul bisogno principale di ogni uomo: il lavoro. Il motto di Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, condannato in primo grado per abuso di ufficio, dunque, potrebbe essere: “molti nemici, molto onore”.