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domenica 06 ottobre 2024
 
 

De Rita: era meglio favorire le imprese

13/03/2014 

“Provi a immaginare un grattacielo dove non esiste una comunicazione tra i piani, e dove spesso si finisce per affollare gli scantinati: così vivono gli italiani espropriati della sovranità”. Con quest’immagine l’entomologo sociale più famoso d’Italia Giuseppe de Rita, presidente e fondatore del Censis, raffigura lo “scollamento” degli italiani, sempre più polarizzati tra (pochi) ricchi e (tanti) poveri.  De Rita ha scritto in collaborazione con Antonio Galdo un agile saggio dedicato a questi temi  (Il popolo e gli dei, Laterza).

Per sopravvivere alla crisi ci rifugiamo nella famiglia, nella piccola impresa e nel locale per consolarci del fatto che questa politica nazionale debole, inconcludente e malata è soggetta a poteri che vengono da lontano: i mercati finanziari, la comunità dei pochi multimilionari che contano e in tutto il mondo posseggono multinazionali, giornali e Tv, i grandi organismi transnazionali, i club internazionali esclusivi, le istituzioni Europee. Come la Bce, che ha gelato il piano di Matteo Renzi per dare una scossa alla debole ripresa italiana.  “Solo la famiglia, insieme all’impresa e al territorio,  è diventata il microcosmo dove si può decidere qualcosa, per esempio come modificare in modo strutturale consumi e stili di vita”.

- Presentando il suo piano di sgravi fiscali per il ceto medio basso il premier Matteo Renzi dice di voler avvantaggiare questo microcosmo. Parla di qualche libro in più, di una cena con le amiche,di una bolletta pagata…
 “Fosse per me avrei dato tutto alle imprese. Sono le uniche in grado di garantire un minimo di dinamica economica, che porti a un aumento dell'occupazione. Dare cento euro alle famiglie non crea nei livelli di ricchezza una differenza così profonda  da far ripartire i consumi interni. I consumi interni ripartono solo ce c’è un fortissimo aumento dei livelli di reddito".


- Intanto però le borse hanno reagito bene, lo spread è domato, i mercati, quelli che lei definisce centri decisionali forti, capaci di cambiarci al vita, sono stati domati.
“I mercati non sono stati domati, sono solo in sonno. La capacità dei mercati di cambiare la situazione di un Paese è intatta. E’ il mercato, con i suoi flussi finanziari, con le sue élite, a condizionarci la vita. Nel libro ricordiamo che il sociologo Richard Sennett ha quantificato questa élite in non più di 60 mila persone.  Non possiamo pensare che i mercati siano stati sconfitti. Tra l’altro non abbiamo fatto niente di particolare per domarli, non vedo tutto questo ottimismo, come fanno altri”

- Renzi sembra aver alzato la voce contro i “compiti a casa” prescritti ancora una volta dai tecnocrati di Bruxelles. La Bce ci manda un’insufficienza sul registro proprio quando si cerca di far qualcosa per risvegliare la ripresa. Non è venuto il momento di ribellarsi?
“Guardi, se c’è una persona che non tollera queste potenti tecnocrazie europee (più che alla Bce penso al sottobosco dell’Unione europea) è il sottoscritto. Sono 40 anni che non sopporto il modo in è stata costruita la burocrazia di Bruxelles. Ma il mio parere vale nulla, cosa vuole che conti? Per cambiare le cose ci vuole una volontà politica paragonabile a quella che portò alla costruzione dell’Europa negli anni Cinquanta. Il Trattato di Roma era il frutto dei dieci anni precedenti di politica forte, attuata da grandi statisti come de Gasperi o Schuman. Oggi mi pare arduo smontare  la volontà collettiva e  ipertrofica di 27 Stati membri. Una volta, ai tempi della Ceca e di quegli organismi che poi avrebbero dato vita alla Comunità economica europea, c’erano solo i sei Stati fondatori. Era più facile”.

- Se il buongiorno si vede dal mattino, sembra arduo ritenere che Renzi possa sbloccare, come spera, i fondi dell’Unione europea…
“Con i suoi interventi a pioggia, gli aiuti europei fino ad oggi sono stati un meccanismo infernale che ha creato un vero e proprio ceto parassitario della spesa pubblica europea, formate da quelli che sempre nel saggio chiamiamo “sviluppatori”: il geometra, l’architetto, l’esperto di marketing, l’organizzatore di sagre, il consulente della pubblica amministrazione…tutte figure che molto contigue alla categoria di quelli che negli anni ’80 chiamavamo “faccendieri”. Lo sapeva che sono stati utilizzati 10 mila euro per finanziare la Sagra del castrato di Longobucco? E che 151 mila euro sono andati all’Accademia degli affaticati di Tropea? La via degli interventi pubblici europei deve passare dalla rinascita del Mezzogiorno, che non è quelal di interventi dall’alto per finanziare industria pubblica e creare consenso elettorale ma mettere il popolo del Sud di prendere in mano il propro destino, promuovendo il coagulo delle forze produttive che già esistono e di quelle potenziali”.

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