Una giornata nazionale dell’affido familiare, che contribuisca a fare un cambio di passo per la tutela dei diritti dei bambini nel nostro Paese. E’ la proposta del Tavolo Nazionale Affido, composto dalle 18 maggiori reti di famiglie affidatarie, per rilanciare questo istituto introdotto dalla legge 184 del 4 maggio 1983.
“Siamo molto preoccupati del clima di diffidenza e di discredito sull’affidamento familiare sviluppatosi in questo ultimo periodo, cui purtroppo si è aggiunto il periodo di pandemia che ha “dimenticato” i bambini in affido”, afferma Walter Martini, per le associazioni del Tavolo. “Per questo desideriamo riportare l’attenzione generale sul diritto dei bambini ad essere tutelati e protetti, rilanciando l’affidamento familiare come strumento di tutela e di prevenzione. E per far ciò lanciamo la proposta di istituire la Giornata Nazionale dell’Affido il 4 maggio di ogni anno”.
Una giornata ufficiale, non “celebrativa”, precisa il Tavolo, ma di riconoscimento del valore dell’accoglienza svolta da migliaia di famiglie italiane, per ricordare che il 4 maggio 1983 il Parlamento italiano votava una legge la quale stabiliva che “Il minore ha diritto di essere educato nell'ambito della propria famiglia”, ma quando “è temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, può essere affidato ad un altra famiglia, […] in grado di assicurargli il mantenimento, l'educazione, l'istruzione”.
“Se crescere in famiglia è un diritto che ha quasi 40 anni, siamo altrettanto convinti che debba ancora crescere e diventare reale ed esigibile. Perciò ci faremo parte attiva presso le istituzioni e il parlamento e la Commissione Infanzia per avviare l’iter con cui ottenere l’ufficialità della giornata”, ha precisato Martini.
Nel convegno online organizzato lo scorso 4 maggio dal Tavolo, a cui sono intervenuti tra l’altro la ministra della Famiglia, Elena Bonetti, la Garante Nazionale per l’Infanzia, Carla Garlatti, e per il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Adriana Ciampa, si sono affrontate le questioni calde legate all’affido e le criticità manifestatesi negli anni nell’attuazione della legge: “Anzitutto l’eccessivo sbilanciamento dell’affidamento familiare nella forma giurisdizionale (e quindi non “consensuale”, ndr)”, ha precisato Marco Giordano della segreteria del Tavolo, “ma anche il bisogno di riposizionarlo come intervento di prevenzione fondato sull’accordo con la famiglia di origine. Altra questione urgente riguarda il mancato rispetto, in molti territori, della prevalenza del ricorso all’affidamento familiare rispetto all’inserimento dei minorenni nei servizi residenziali. Sarà utile richiamare, poi, la necessità di un sistema di raccolta dati che consenta di avere in tempi più rapidi lo stato della situazione, visto che le informazioni nazionali più recenti sono relative al 2017”.
In questi anni il Tavolo ha avuto modo di segnalare altre criticità importanti: i livelli essenziali delle prestazioni assistenziali, le misure regionali in materia di tutela del diritto a crescere in famiglia, l’attuazione delle linee di indirizzo sull’affido, l’affidamento dei bambini piccolissimi, il ruolo dei media e il bisogno di una corretta narrazione dell’affido, il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo delle associazioni. A queste questioni se ne sono aggiunte altre che riguardano l’affidamento dei minori stranieri non accompagnati, dei bambini con disabilità, degli affidamenti di lunga durata e infine il tema cruciale della continuità degli affetti.
I dati del 2017 del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali confermano, in effetti, la poca propensione dell’Italia rispetto al resto d’Europa ad allontanare i minori in caso di ambiente familiare non idoneo alla crescita: il 2,8 per mille della popolazione minorile, rispetto all’oltre il 10 per mille di Francia e Germania, al 6,1 dell’Inghilterra e al 4,4 della Spagna. I numeri del rapporto evidenziano pure l’elevata durata degli affidamenti familiari: il 37,8% supera i 4 anni, il 20% dai 2 ai quattro anni.
Infine desta preoccupazione ancora
l’alta percentuale di bambini al di sotto dei 6 anni non in affido, bensì in strutture residenziali d’accoglienza, in particolar modo pesa il 5,9% di bambini al di sotto dei due anni, “nonostante – commenta il Tavolo - siano ampiamente dimostrate sul piano scientifico le conseguenze negative della deprivazione di cure familiari nei primissimi anni di vita. Si tratta di 761 bambini 0-2 anni, pari al 56% del totale degli 0-2 collocati al di fuori della loro famiglia (che, in totale, sono 1358)”.