Fatemi dire, per una volta tanto, anche nella
mia pagina, che le poche parole del Papa
di giovedì 23 ottobre, davanti a una delegazione
dell’Associazione internazionale
di diritto penale, mi hanno enormemente
consolato.
Purtroppo con il carcere e con le pene noi,
che lavoriamo nel sociale, abbiamo a che fare in
tanti modi.
Ma quello che ci piace di meno sono
le strane sentenze e i balordi risultati, con conseguenze
tragiche, affrettate o eterne e, secondo
noi, spesso ingiuste, sempre rivolte ai “pesci piccoli”.
L’esempio, stile bergogliano, dell’alito cattivo,
dovremmo aggiungerlo ai “Pensieri” di Pascal.
«Difficilmente chi ha l’alito cattivo se ne accorge;
sono gli altri ad accorgersene e glielo devono
dire».
Il discorso del Papa è stato duro, tanto
da lasciare attoniti gli stessi invitati. Ha affrontato
il problema delle condizioni inumane
nelle carceri, negli istituti per minori, negli ospedali
psichiatrici, nei centri clandestini di detenzione
o in moderni campi di concentramento.
E, a proposito di alito cattivo, è andato giù ancora
più duro sulla corruzione, sull’ergastolo paragonato
a una pena di morte nascosta, e
sull’abuso della custodia cautelare.
Le condanne
non si anticipano, e devono essere una extrema
ratio.
Chi si è meravigliato di quanto ha detto papa
Francesco o non lo conosce o, come da sempre,
ascolta, sopporta e poi tira a campare. Un Papa
che ha i precedenti di Bergoglio, davanti a certe
situazioni, non può tacere e ne fa una battaglia
civile.
Lo dichiara esplicitamente Patrizio
Gonnella dell’Associazione Antigone. «La Chiesa
guidata da Bergoglio mostra di avere una lettura
profonda della società».
In fondo, il vero senso di quanto ha detto papa
Francesco ha le sue origini nella convinzione
che troppe pene non sono rieducative, ma solo
vendicative e populiste. Certi crimini non potrebbero
mai essere commessi senza la complicità
delle pubbliche autorità e, alla fine dei conti,
a pagare sono solo quelli che contano meno.
Io,
più che un discorso duro, lo chiamerei un discorso
chiaro, fatto da un uomo che si porta nel cuore
morti insensate come quelle dei 43 studenti
scomparsi e bruciati dai narcos. Le dittature a
Francesco non sono mai piaciute. Noi ce lo siamo
dipinto dolce, sorridente, tenero, misericordioso.
Ci siamo dimenticati quanto ha patito, rischiato
e sofferto nella Buenos Aires degli anni
passati.