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venerdì 28 marzo 2025
 
lutto
 

Del Vecchio, dai Martinitt a un impero economico senza confini

27/06/2022  Partito da un laboratorio artigianale alle falde delle Dolomiti è diventato padrone di una multinazionale che dà lavoro a 180 mila dipendenti. Creatività, velocità e una visione di lungo periodo i segreti del suo successo

Stanghetta dopo stanghetta, il patron Del Vecchio, morto a Milano, la sua città, all’età di 87 anni, aveva finito per essere a capo di un gruppo – l’ExilorLuxottica -  che attualmente conta 180 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo. Azionista tra l'altro di Mediobanca, Generali e Covivio, la sua ricchezza attraverso l'holding di famiglia Delfin quest'anno è stata valutata sempre dalla rivista Forbes in circa 25 miliardi di euro (l’ammontare di una manovra economica dello Stato Italiano).

Del Vecchio era un capitano d’impresa partito dal basso, come Angelo Rizzoli. Entrambi avevano qualcosa in comune: la stessa esperienza dell’infanzia passata al collegio per orfani dei Martinitt.   Di Figlio di genitori pugliesi immigrati a Milano, ultimo di quattro fratelli, aveva perso il padre prima ancora di averlo conosciuto e la madre scelse di dargli lo stesso nome e di mandarlo nel famoso collegio degli orfani e trovatelli milanesi. Dai Martinitt Leonardo resta fino alla fine della scuola media, per poi andare a lavorare come garzone e poi incisore in una fabbrica produttrice di medaglie e coppe, la Johnson. Dopo corsi serali all'Accademia di Brera, a 22 anni si trasferisce in un paese del Trentino, dove lavora come operaio. Nel 1958 va ad abitare ad Agordo, in provincia di Belluno, alle falde delle Dolomiti, per aprire una bottega di montature per occhiali. La sede è un cottage che ancora oggi troneggia nello spiazzo principale dello stabilimento, come una specie di residenza-museo. Il patron di Luxottica amava dormirci ancora negli ultimi anni, una volta al mese, per svegliarsi al mattino e vedere la fila degli operai che raggiungevano le linee di montaggio, spettacolo per lui ancora più sublime dell’alba che indora le cime delle Dolomiti. Dopo tre anni, nel 1961, trasforma il suo laboratorio in Luxottica, con quattordici dipendenti, tra cui il suo amico e socio Luigi Francavilla, l’amico di una vita.

Sono bravi, creativi (Leonardo ha la mano ferma di chi è abituato all’incisione sulle medaglie e chi lavora sugli occhiali sa che è soprattutto un minuzioso lavoro di cesellatura, unmestiere simile a  quello di un orologiaio) e soprattutto sono rapidi, come mi spiegò in un’intervista, prontissimi a soddisfare le forniture richieste dai negozi un giorno prima degli altri concorrenti. Un’altra intuizione è che l’occhiale è sempre meno uno strumento per correggere la vista o ripararsi dal sole e sempre più un oggetto “fashion”, d’abbigliamento alla moda. Oggi è scontato ma allora, negli anni ’50 e ’60, Del Vecchio e Francavilla quando lo dicevano venivano presi per folli. Invece erano solo dei visionari come tutti i grandi imprenditori. Da lì la crescita impetuosa, fino a diventare uno dei maggiori imprenditori del Paese e del mondo, con spiccate doti manageriali anche nel campo della finanza. La fusione con il gigante francese dell’occhialeria Exilor è lì da vedere. Il suo impero non conosce confini. Col suo Falcon era in continuo viaggio per visitare i suoi stabilimenti in 140 Paesi del mondo. E ogni volta che entrava in una linea di montaggio i suoi dipendenti lo salutavano con un lungo applauso.

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