Il duplice omicidio di Pontelangorino in noi genitori scatena paura. Una paura tremenda. Chi sono davvero i nostri figli? Chi siamo noi per loro? Che cosa hanno in testa quando durante le scenate di famiglia ci dicono frasi orribili come “Siete dei genitori terribili”, “Non vorrei mai essere nato in questa famiglia”? Davvero ci odiano in quei momenti? Davvero - come è successo in provincia di Ferrara - nostro figlio potrebbe arrivare a progettare e mettere in atto il nostro assassinio?
Se ci lasciassimo trascinare da questi dubbi e queste domande, verremmo risucchiati in un gorgo di terrore e di ansia, da non riuscire più a venirne fuori. Dopo che Erika e Omar avevano ucciso la mamma e il fratello di lei, tanti genitori hanno incominciato ad avere paura di ciò che stava nascosto nella mente dei propri figli. “E se dentro di loro si nascondesse un mostro che pensa e fa cose orribili?”, “Dottore, mio figlio mi ha detto che mi odia. Cosa potrebbe succedermi?”. Qualche genitore, dopo quei casi di cronaca ha portato la sua ansia dallo psicoterapeuta. Ha voluto essere rassicurato che nulla di grave sarebbe successo nella sua vita e nel suo nucleo famigliare.
Ieri ascoltavo in un programma televisivo una nota commentatrice di fatti cruenti allertare i genitori - con una certa aggressività e con toni concitati – su ciò che i loro figli potrebbero fare. “Voi non sapete minimamente chi sono e che cosa hanno in mente. Cominciate a preoccuparvene”. Il messaggio implicito che ho colto è che in effetti, dovremmo imparare da questi fatti di cronaca ad avere paura di un figlio. Perché chi sa cosa potrebbe farci. Chi sa cosa può progettare nella mente, pur mostrandoci un volto tranquillo e pacifico.
No, genitori. Non abbiate paura dei vostri figli. Non temete che vi possano fare male. Ciò che è successo a Ferrara è terribile. Ma è un’eccezione. Ciò che dobbiamo imparare da un fatto del genere non è la paura verso un figlio. Ma un desiderio ancora più forte di stare accanto alla sua crescita, ai suoi bisogni. Io non conosco nulla della famiglia al centro dei fatti di cronaca. Perciò non posso e non voglio parlare di loro. So per esperienza, che molti adolescenti a volte nella propria mente immaginano di uccidere la propria mamma e il proprio papà. Anche Freud aveva dichiarato che per diventare grandi bisogna imparare “a far fuori” chi ti ha messo al mondo. Naturalmente è un “far fuori” metaforico.
Tutti i nostri figli questa distinzione tra fantasia e realtà la sanno di solito operare molto bene. Qualcuno no. E allora finisce nella cronaca nera. “Stare nel principio di realtà” con un figlio adolescente, significa ricostruire il legame dopo ogni “litigio”. Significa far sentire che “ti voglio bene” anche quando ti impongo limiti e regole. Significa che desidero il tuo successo scolastico, non perché serve a me ma perché serve a te. Significa utilizzare strategie complesse di fronte ai problemi. E imparare a vederli, ad affrontarli, a discuterne, a dedicare tempo ed energie per risolverli e superarli.
Il figlio 16enne di Ponte Langorino ha pensato che il proprio problema fossero i suoi genitori e non il suo insuccesso scolastico. Non ha risolto il problema, lo ha eliminato. Anzi lo ha fatto eliminare da un altro, come a dire: Io non c’entro niente. Chiaramente il problema non erano mamma e papà, ma era lui stesso. Le indagini, i colloqui con psicologi e specialisti ci aiuteranno col tempo a capire come ha potuto macchiarsi del peggiore dei reati. Perché, nel suo mondo interno, non si è sviluppato oppure ha smesso di funzionare il codice morale che blocca in tutti noi la pulsione distruttiva che a volte ci coglie nei confronti di chi “nel qui ed ora” sembra essere la causa dei problemi della nostra vita. Ma in tutto questo dolore, ciò che dobbiamo imparare noi genitori non è “avere” paura dei nostri figli, bensì l’esatto contrario. Ovvero, continuare ad amarli. Continuare a sostenerli nelle loro fatiche e nei loro problemi. Aiutarli a sentirsi responsabili e protagonisti delle proprie scelte di vita. Magari stando più al loro fianco e lavorando un po’ meno.
Il duplice omicidio di Ferrara è orribile. Ci riempie di paura. Ma la paura è un’emozione che congela, se se ne resta in balia. Noi genitori di fronte a fatti del genere dobbiamo prendere la nostra paura e trasformarla in coraggio. Coraggio di sentire la bellezza del nostro ruolo anche quando ci sembra faticoso. Coraggio di chiedere aiuto se ci sentiamo sopraffatti. Coraggio di credere che nei nostri figli il bello prevale sul brutto. E se noi quel bello lo vediamo, loro lo metteranno in gioco. A Ferrara tutto questo non è successo. Come mamme e papà dobbiamo provarne un grande dolore e un’infinita compassione. Ma non paura. I nostri figli hanno bisogno di adulti al loro fianco capaci di testimoniare coraggio e speranza. E’ di questo che dobbiamo dotarci, oggi, per trasformare sgomento ed orrore in qualcosa che costruisce.