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domenica 06 ottobre 2024
 
milano
 

«Non parlate male degli uomini perché tutti, toccati dalla gloria di Dio, sono capaci di amare»

24/09/2017  Mario Delpini fa il suo ingresso ufficiale in Diocesi e invita tutti a collaborare per il bene della città: istituzioni, uomini delle altre religioni, non credenti. E spiega qual è la sua missione: «Sono qui per dire che tutta la terra è piena della gloria di Dio. Non disperate dell’umanità, dei giovani di oggi, della società così come è adesso e del suo futuro: Dio continua seminare in ogni uomo e in ogni donna la vocazione ad amare»

Monsignor Mario Delpini accolta dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala (Ansa)
Monsignor Mario Delpini accolta dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala (Ansa)

Le battute finali, tipiche del suo stile arguto e ironico, le riserva per la fine della solenne celebrazione in Duomo: «Qualcuno», dice a braccio, «mi ha consigliato di non accettare l’incarico di arcivescovo di Milano perché a suo dire questa diocesi è troppo grande da governare e andrebbe almeno divisa. Io, invece, sarei tentato di annettermi qualche altra diocesi». Poi racconta le reazioni della sua famiglia: «I miei nipoti mi hanno chiesto preoccupati se ogni volta che andrò a cena da loro dovrò portare il mio accompagnatore. Poi hanno visto che è abbastanza magro e si sono tranquillizzati. I miei fratelli invece mi hanno detto come avrei fatto a fare l’arcivescovo senza un abito elegante. Io ho risposto che le nostre vesti, un po’ medievali, sono larghe e coprono tutto». Applausi e risate.

La giornata dell’ingresso a Milano di monsignor Mario Delpini si conclude così, in un Duomo gremito di fedeli, circa seimila, e le autorità in prima fila: il sindaco Sala, il presidente della Regione Lombardia Maroni, il prefetto Luciana Lamorgese. È una cerimonia lunga, solenne, ricca di riti simbolici come si addice a una Chiesa di grande tradizione qual è quella ambrosiana. Alla Messa sono presenti i cardinali Angelo Scola, che consegna il pastorale di San Carlo al suo successore, Francesco Coccopalmerio, Gianfranco Ravasi, Renato Corti, oltre a trenta vescovi provenienti dalle diocesi lombarde e italiane e più di mille sacerdoti.

Nell’omelia, il neo arcivescovo, al quale scappa una lacrima dopo aver ricevuto il pastorale, va dritto al punto di quella che considera la sua missione sulla cattedra di Sant’Ambrogio: «Voglio confermare la profezia stupefatta di Isaia: tutta la terra è piena della sua gloria», dice, «questa proclamazione può suonare un’espressione di euforia stonata nel nostro contesto contemporaneo incline più al lamento che all’esultanza, che ritiene il malumore e il pessimismo più realistici dell’entusiasmo, che ascolta e diffonde con maggior interesse le brutte notizie e condanna come noiosa retorica il racconto delle opere di Dio e del bene che si compie ogni giorno sulla faccia della terra». Ma Delpini invita ad andare oltre queste letture: «Il pensiero scettico e una specie di insofferenza nei confronti della rivelazione nascono forse da un malinteso», aggiunge. «La gloria di Dio non è una sorta di irruzione trionfalistica. Ma è manifestazione dell’amore, tenacia dell’amore, ostinazione dell’amore di Dio che nel suo Figlio Gesù rivela fin dove giunge la sua intenzione di rendere ogni uomo e ogni donna partecipe della sua vita e della sua gioia. Ecco che cos’è la gloria di Dio: è l’amore che si manifesta. Perciò io sono venuto ad annunciare che la terra è piena della gloria di Dio».

Questo è il motto che ha scelto quando, dieci anni fa, è diventato vescovo. Ed è anche il programma pastorale che intende portare avanti con l’aiuto fraterno di tutti: popolo di Dio, autorità, leader delle altre religioni, uomini e donne che non credono in Dio. Ma che cos’è, domanda Delpini, la gloria di Dio di cui è piena la terra? «È l’amore che rende addirittura capaci di amare», risponde. Ecco perché, se ci riconosciamo immersi, anche nella fatica e nella contraddizione della vita, in questa gloria divina possiamo guardare al mondo con amicizia e simpatia: «Non parlate troppo male dell’uomo, di nessun figlio d’uomo: la gloria di Dio avvolge la vita di ciascuno e lo rende capace di amare», raccomanda Delpini, «non disprezzate troppo voi stessi: Dio vi rende capaci di amare, di vivere all’altezza della dignità di figli di Dio, vivi della vita di Dio. La gloria del Signore vi avvolge di luce. Non disperate dell’umanità, dei giovani di oggi, della società così come è adesso e del suo futuro: Dio continua ad attrarre con il suo amore e a seminare in ogni uomo e in ogni donna la vocazione ad amare, a partecipare della gloria di Dio».

«Collaboriamo tutti insieme: atei, fratelli delle altre religioni, autorità»

Cita la poesia “Fratelli” di Giuseppe Ungaretti «non per pretendere una familiarità piuttosto per un’intenzione di frequentazione quotidiana, di disponibilità ordinaria, di premurosa, discreta trepidazione per il destino di tutti». Ai fedeli delle altre confessioni cristiane, chiede di cercare «più quello che unisce che quello che divide». Ai «figli di Israele» ricorda che «abbiamo troppo poco condiviso la vostra sofferenza nei secoli, abbiamo troppe cose comuni per precluderci un sogno di pace comune». Si rivolge anche agli «uomini e donne che pregano Dio secondo la fede islamica e altre tradizioni religiose che vivono qui tra noi e lavorano e sperano il bene, per sé e per le proprie famiglie» per rivolgere una parola «che è invito, promessa, speranza di percorsi condivisi e benedetti da una presenza amica di Dio che rende più fermi i nostri propositi di bene».

Un pensiero monsignor Delpini lo rivolge anche ai non credenti:«uomini e donne che ignorano o escludono Dio dall’orizzonte del pensiero», dice, ma con i quali auspica la possibilità «di trovarci insieme in opere di bene per costruire una città dove convivere sia sereno, il futuro sia desiderabile, il pensiero non sia pigro o spaventato». Chiama «fratelli e sorelle» anche le autorità civili: «Mi preme dichiarare un’alleanza, un sentirci dalla stessa parte nel desiderio di servire la nostra gente e di essere attenti anzitutto a coloro che per malattia, anzianità, condizioni economiche, nazionalità, errori compiuti sono più tribolati in mezzo a noi».

Ai giovani dell'oratorio: «Più che di me che sono avanzato negli anni, Dio ha bisogno di voi: date inizio al futuro di Milano»

  

Nel pomeriggio, prima dell’arrivo in Duomo, Delpini è entrato simbolicamente in città sostando nella basilica di Sant’Eustorgio dove ha incontrato e benedetto duecento catecumeni che si preparano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana: «Quando tutto va bene e puoi vivere senza pensare, forse le domande ti aspettano solo in qualche angolino di silenzio», ha detto. «Ma quando la vita pesa non si può evitare la domanda: ma questa vita cos’è? C’è chi risponde che la vita è un tempo che scorre e poi finisce e quindi ti consiglia di cercare di accomodarti meglio che puoi e nei momenti più duri qualche pillola può aiutare. E c’è chi risponde che la vita è destino che ti perseguita. È costui ti consiglia di rassegnarti e di tirarti su, almeno qualche volta, magari con qualche stupida illusione. Noi che ascoltiamo la parola di Gesù rispondiamo che c’è una voce che chiama e fa della vita una vocazione e una missione, e ci mettiamo in cammino per essere un popolo che cerca pace e verità. La prima parola del mio ministero è: ascoltate la Parola di Gesù che dice venite a me voi che siete stanchi e oppressi».

Infine, prima di lasciare la piazza, ha saluto gli adolescenti e i giovani degli oratori venuti a salutarlo con applausi, cori e canti lanciando in aria palloncini colorati. «Dio», ha detto, «benedice gli inizi. Più che di me che sono avanzato negli anni, ha bisogno di voi: date inizio al futuro di Milano». Il cardinale Scola nel consegnare al suo successore il pastorale di San Carlo dice: «Non ti dirò, come i nostri predecessori, che questo pastorale ti sarà pesante, perché la tua lunga esperienza ti consente di saperlo di già. Voglio invece formularti un augurio: che il tuo cammino sotto lo sguardo di Colui la cui «gloria riempie la terra» sia spedito e carico di frutti».

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Milano. L’ingresso di Delpini: la festa e la messa in Duomo
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