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venerdì 13 dicembre 2024
 
la visita al Coni
 

Delpini: «Lo sport è un bene comune e per la persona»

24/11/2023  È la prima volta che un Arcivescovo di Milano va in visita alla sede del Coni. Pubblichiamo il discorso integrale di monsignor Mario Delpini pronunciato in vista delle Olimpiadi Milano- Cortina e alla luce dell'ingresso dello sport nella Costituzione, nel solco del dialogo tra la Chiesa ambrosiana e il mondo professionistico

L'arcivescovo Mario Delpini e Marco Riva presidente del Coni durante la visita
L'arcivescovo Mario Delpini e Marco Riva presidente del Coni durante la visita

Si è tenuto venerdì 24 novembre l'incontro tra l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini e i dirigenti della sezione lombarda del Coni (Comitato olimpico nazionale italiano) al Palazzo delle Federazioni a Milano.

Si tratta della prima visita di un Arcivescovo di Milano nella sede del Coni, un evento che nasce dall’invito del presidente Marco Riva rivolto a monsignor Delpini dopo l’incontro avvenuto in Curia lo scorso gennaio e che si inserisce in un lungo e fecondo percorso di dialogo tra la Chiesa ambrosiana e il mondo dello sport professionistico.

L'appuntamento, tra le 18 e le 20, ha previsto un'iniziale visita al Palazzo e un momento di confronto tra l’Arcivescovo e il mondo dello sport, alla presenza dei presidenti delle federazioni e di altri dirigenti di associazioni legate al Coni.

Ecco il discorso integrale dell'Arcivescovo di Milano.

 

Lo sport, un bene comune, un bene personale

Ho accolto volentieri l’invito a una visita di cortesia alla sede CONI: mi consente di ricambiare la gentilezza con sui dirigenti CONI sono presenti a incontri promossi dalla Diocesi, dal CSI per condivisione di motivi di festa, di iniziative educative. Il mondo dello sport è un mondo così popolato, complesso, interessante. La comunità cristiana ha sempre avuto simpatia per la pratica sportiva e ha investito molto nel rendere possibile quella pratica sportiva che è intrinseca alla proposta educativa, aggregativa e di integrazione. Il “modello” della parrocchia ambrosiana si compone di chiesa, casa parrocchiale, locali per la formazione catechistica e culturale, strutture per la pratica sportiva. In questa visita di cortesia mi permetto di condividere tre parole, con il rispetto e la stima per il Comitato Olimpico Nazionale Italiano.

La riconoscenza

Esprimo la gratitudine come cittadino italiano e come rappresentante della Chiesa cattolica di Milano per l’opera di promozione dello sport e per la preparazione all’evento delle Olimpiadi invernali 2026 che avranno Milano e Cortina luoghi ospitali. Il lavoro che richiede questo evento, le risorse che vi sono investite, l’impegno di preparazione delle federazioni e degli atleti, le implicazioni per le città ospitanti è una impresa che merita la riconoscenza di cui io mi faccio voce. Come in tutte le grandi imprese e i grandi eventi l’impegno di vigilanza per la sicurezza dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente, la sostenibilità sociale, la trasparenza nell’uso delle risorse richiede una grande attenzione, pazienza, determinazione.

L’alleanza

L’interesse per la pratica sportiva che caratterizza la proposta educativa della Diocesi di Milano e le responsabilità per le Olimpiadi che sono l’incarico specifico del CONI sono evidentemente mondi diversi. Tuttavia la convergenza intorno allo sport può essere un campo di intesa e di alleanza, non tanto per una collaborazione specifica, quanto per la condivisione di quel patrimonio immenso di valori, esperienze, interrogativi che lo sport ha suscitato nei secoli e che è possibile ereditare come ricchezza comune.

La promozione dello sport come bene comune e bene della persona.

La comunità cristiana promuove la pratica sportiva come un bene per la persona a partire da una visione della persona umana che ha caratterizzato in modo significativo la storia della civiltà europea.

In particolare è forse opportuno riflettere su alcuni aspetti che mi sembrano di attualità e che mi sembra possano essere un terreno comune di riflessione e di impegno per la comunità cristiana e anche per il CONI e in genere per tutte le federazioni che promuovano la pratica sportiva sulla dimensione corporea come dimensione essenziale della persona umana.

Il corpo, il suo significato, i problemi connessi.

La dimensione corporea della persona umana conosce in questo nostro tempo alcuni aspetti problematici. Talora è intesa come un vincolo mortificante, una prigione, un motivo di disagio, una fonte di imbarazzo. Ne deriva l’insofferenza che induce a “cambiare corpo”, a fare del male al proprio corpo, a rovinarlo con disturbi alimentari, a vivere complessati per il proprio corpo come immagine di cui vergognarsi. Nell’umanesimo biblico e cristiano la dimensione corporea è una dimensione essenziale della persona e della sua vita spirituale. La pratica sportiva è un modo di vivere la dimensione corporea come risorsa per il compimento della persona. La cura per le prestazioni che la persona può realizzare nell’esercizio fisico contribuisce alla salute del corpo, alla relazione con gli altri, al benessere complessivo della persona. L’impegno per l’eccellenza delle prestazioni nella pratica sportiva può essere dunque un contributo alla salute, alla relazione, al benessere complessivo. L’esasperazione nel conseguire prestazioni che possono essere abituali nella pratica competitiva dello sport può invece danneggiare la salute, compromettere le relazioni con gli altri, contribuire al malessere della persona.

Le attività para-olimpiche

Il corpo umano non corrisponde ai canoni ideali della bellezza, della salute, del vigore, ma porta i segni di una storia singolare che comporta anche la disabilità, la mutilazione per le diverse disgrazie della vita. La pratica sportiva coinvolge anche le persone con disabilità ed è una forma di inclusione e di valorizzazione che è decisiva per la gioia di vivere di una persona.

La organizzazione delle para-olimpiadi deve essere riconosciuta come una forma nobile di attenzione inclusiva e la Chiesa si dichiara alleata di questa avventura che offre anche testimonianza esaltanti di valore sportivo e umano.

Un “arrivederci”?

In conclusione mi permetto di proporre che questa “visita di cortesia” possa favorire qualche forma di amicizia duratura, una sorta pratica di conversazione e collaborazione tra il CONI e la Diocesi di Milano. Forse, infatti, sarebbe promettente un confronto e una condivisione di pensieri, parole, opere. La ripresa dei temi che ho appena accennato in questo saluto, l’esplorazione di possibilità di collaborazione per qualche iniziativa educativa nel territorio della diocesi, l’interesse condiviso per forme di promozione dello sport nell’ambito della solidarietà internazionale (cfr l’iniziativa CSI x il mondo) offrirebbero occasioni gradite e promettenti per altri prossimi incontri.

 
 
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