Il Professor Andrea Mingoli
Papa Francesco è di nuovo in sala operatoria al Policlinico Gemelli di Roma dopo l’intervento subito il 4 luglio 2921 per una stenosi diverticolare del sigma che aveva comportato una rimozione di una parte del colon. A operarlo sarò lo stesso chirurgo, il professor Sergio Alfieri. Ed è stata proprio una complicanza di quell’intervento a rendere necessaria questa nuova operazione di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi. In che cosa consiste la patologia di cui è affetto il Pontefice e come si svolgerà l’intervento ce lo spiega il professor Andrea Mingoli, ordinario di chirurgia all’ Umberto I di Roma, Direttore della chirurgia di urgenza e del trauma e Consigliere del Collegio italiano dei chirurghi, organismo che rappresenta 55 società scientifiche e 45.000 chirurghi di tutto il territorio della penisola.
«Si tratta di un’ernia incarcerata, o laparocene, che si è sviluppata a causa del cedimento della sutura del precedente intervento chirurgico. I muscoli si sono cioè distanziati e il contenuto dell’addome è stato spinto verso il sottocute causando un rigonfiamento che aumenta di dimensione dopo uno sforzo fisico o quando si sta troppo tempo in piedi».
E sicuramente il Pontefice, malgrado le sue condizioni di salute, in questi due anni non si è certo risparmiato, non ha mai mancato ai suoi molteplici impegni e ha compiuto diversi viaggi all’estero. «In questa sacca che si è formata», continua il professor Mingoli, si è riversato sia il grasso che circonda le pareti dell’intestino sia le anse, che non potendo più rientrare nella loro naturale collocazione creano un’ernia che viene appunto chiamata incarcerata. Ciò determina una difficoltà al contenuto intestinale di progredire lungo l’apparato gastrointestinale, e causa subocclusioni, difficoltà digestive, vomito e quindi impossibilità di nutrirsi adeguatamente». In questa caso non si è trattato di un intervento fatto in massima urgenza, ma programmato, prova ne è che il Pontefice stamattina si è presentato camminando normalmente al Policlinico alle 11,30. «Data la situazione clinica di papa Francesco è stato comunque opportuno intervenire tempestivamente per evirare conseguenze più gravi, perché in caso di ernia cosiddetta strozzata sangue e ossigeno non riescono più ad arrivare all’intestino e si andrebbe incontro a delle necrosi. L’intervento, che dovrebbe durare alcune ore, richiede, oltre a liberare il tessuto incarcerato e riposizionarlo nell’addome, anche l’applicazione di una protesi per evitare che a breve ci possano essere delle recidive, in quanto le pareti dell’intestino sono diventate più fragili sia per il laparocele sia per l’età del Pontefice»,
Un altro fattore di rischio per il Pontefice, sottoposto all’anestesia totale, è la sua ridotta capacità polmonare dopo lo pneumotorace che lo colpì quando aveva solo 21 anni.
«Ma essendo consapevoli di questa sua caratteristica», ci rassicura il professor Mingoli, «i chirurghi lo avranno preparato adeguatamente. Io stesso ho eseguito molte volte questo intervento in pazienti anche più anziani del Papa. Dopo l’intervento sarà necessario un periodo di riposo di un paio di settimane ma sono fiducioso che il Papa tornerà in piena forma».