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sabato 17 maggio 2025
 
IL PAPA A ROMA TRE
 

Dialogo nelle differenze, l'università secondo Francesco

17/02/2017  Nella sua prima visita a un ateneo statale italiano, Bergoglio ha messo da parte il testo scritto e ha parlato a braccio per più di mezz'ora, rispondendo alle domande degli studenti: l'università non dev'essere un'esclusiva delle elite, ma un luogo per tutti. Affrontati vari temi: società liquida, confronto tra culture diverse, globalizzazione, economia, disoccupazione e migrazioni.

Nove anni dopo il grottesco rifiuto della Sapienza, la prima università di Roma, a Benedetto XVI, un Papa torna in un’università romana, Roma Tre, e trasforma la visita in un riepilogo delle questioni decisive al cuore del Pontificato. Jorge Mario Bergoglio ha messo da parte il discorso preparato e lo ha consegnato al rettore, il professor Mario Panizza. Poi ha parlato braccio affrontando uno per uno i temi a cui piace dedicarsi di più dalla disoccupazione giovanile, all’economia globalizzata, dal dialogo all’emigrazione. E ha terminato con un appello agli studenti e ai professori, che vale di più in un luogo dove si elabora il sapere: “”Ricordate il dialogo nelle differenze”.

E’ partito da una premessa dopo aver ascoltato gli interventi degli studenti, tra cui una ragazza portata dal Papa da Lesbo sul suo aereo che si è iscritta all’università di Roma Tre: “L’istruzione e la formazione accademica delle nuove generazioni è un’esigenza primaria per la vita e lo sviluppo della società”. E quindi il no ad università “ideologiche” e di “élite”. Ha subito ragionato sul dialogo opposto al linguaggio dell’odio, che alimenta le guerre mondiali a pezzi. Invece “bisogna parlare meno e ascoltare di più, abbassare il tono, ci sono molte medicine contro la violenza, prima di tutte il cuore, prima di discutere dialogare. Con il dialogo si fa amicizia, amicizia sociale perché si avvicina il cuore. Senza dialogo si perde il senso della costruzione sociale e della convivenza sociale, quindi per prima cosa è importante ascoltare. La pazienza del dialogo è fondamentale e dove non c'è dialogo c'è violenza; ho parlato di guerra perché siamo in guerra, è vero, ma le guerre cominciano dentro di noi quando non siamo in grado di aprirci verso gli altri, quando non siamo in grado di parlare con gli altri, quando non c'è dialogo in caso, quando si grida o si sgrida o quando siamo in tavola non si parla e si sta con il telefonino, questo è il germe della guerra”.

In università si impara dunque anche a dialogare. L’ha definita “luogo artigianale del dialogo”. E’ sbagliato, ha osservato, ritenere che la velocità della comunicazioni, impedisce il dialogo. Ha citato Bauman: “La sfida è trasformare la liquidità del nostro tempo in conceretezza che per me è la parola chiave”. E ha invitato a pensare all’economia: “L’economia liquida crea disoccupazione”. Ha fatto l’esempio dell’Europa: “Nella nostra cara madre Europa, la nostra cara Europa, com'è possibile che in Paesi così progrediti ci sia una disoccupazione giovanile così alta? Sto parlando dell'Europa eh, non farò nomi ma le percentuali parlano chiaro: 40% da una parte, 50%, 46%. Come di può fare progresso se i giovani non lavoro, e i giovani senza lavoro cosa fanno, cercano e cercano e quando non lo trovano cosa fanno i giovani? Cadono delle dipendenze, alcuni pensano al suicidio. Oppure la mancanza di lavoro porta qualcuno ad arruolarsi in qualche esercito terroristico pur di dar senso alla propria vita. Tutte queste sono conseguenze di un'economia di mercato, di un'economia liquida, serve quindi concretezza!”.

La concretezza per papa Francesco è anche studiare questi problemi all’università “per trovare soluzioni da proporre”. Sull’immigrazione ha ricordato la visita a Lesbo e ha rivelato di aver “sofferto molto quel giorno”. Poi ha spiegato che l’Europa “è stata fatta artigianalmente da invasioni” e che “le migrazioni non sono un pericolo, sono una sfida per crescere e lo dice uno che viene da un paese in cui più dell'80% è composto di migranti. L'Argentina è una paese meticcio”. Infine ha sottolineato l’immagine che meglio di ogni altra a suo parere indica l’attuale situazione del mondo e quindi la strategia da mettere in campo per affrontare le sfide: il poliedro. Per il Papa “l’unità si fa con le diversità” e non ritenendo che l’epoca della globalizzazione sia come una “sfera”, dove ogni punto equidistante dall’altro, dove non ci siano differenze, dove tutto è uniforme. L’unità che conta invece, secondo Bergoglio, è “l’unità delle differenze: “C’è una globalizzazione poliedrica, c’è unità, ma ogni persona, ogni razza, ogni cultura conserva sempre la sua identità, crescendo nel dialogo continuo tra tutti i lati del poliedro”. 

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